I diari di bordo e i racconti delle traversate atlantiche
Le pagine scritte da me, dai membri dell’equipaggio, e da chi ci segue da casa via radio
Le pagine scritte da me, dai membri dell’equipaggio, e da chi ci segue da casa via radio
Dal diario di bordo – 10 dicembre 2016 – ore 13 UTC
Un’altra splendida giornata di navigazione, di quelle che ci ricorderemo a lungo, specialmente noi che non siamo tanto abituati all’oceano. L’aliseo pian piano rinforza, arriva a 25 nodi, monta il mare, l’onda supera i 3 metri e si fa più frequente. La Freya riduce le vele, sale sulle creste al giardinetto e poi si appoggia sul fianco sinistro per surfare l’onda, facendo crescere una spuma bianca e fragorosa lungo le murate, da prua a poppa. Prende velocità, 8 nodi, 9 nodi, 11 nodi, 12 nodi – in coperta il fragore dell’onda e del vento lasciano tutti in silenzio, sottocoperta si sente lo scafo filare come se qualcuno ci trainasse: dritto come un fuso, un sibilo d’acqua, e poi l’onda che finisce, la barca va alla poggia, torna dritta. E ricomincia.
Di giorno le surfate sono una gioia, ma la notte… La notte è più difficile. Omero ha pietà di noi e lascia timonare il decimo uomo, il mitico Giovanni, pilota automatico oceanico. Noi siamo frullati, ma felici. Felici di aver percorso altre 200 miglia nelle ultime 24 ore, felici di sapere la terra sempre più vicina, felici di vedere la Freya volare sulle onde, in un’esperienza di navigazione davvero straordinaria. Negli ultimi quattro giorni siamo andati avanti così, le manovre sono poche – si prendono i terzaroli di sera, si mollano di mattina, si stralla o si quadra un po’ il genoa tangonato – ma questo vento, questo mare, questo navigare hanno una forza che riempie il cuore e i polmoni, e regalano esperienze di vela davvero straordinarie.
Alle 13 UTC la nostra posizione è 14°17’N 55°39’W, mancano 300 miglia alla Martinica.
Dal diario di bordo – 1 dicembre 2014 – ore 12 UTC
Ieri è stata una bellissima giornata. Abbiamo visto sorgere il sole dopo una settimana da quando siamo partiti, e abbiamo navigato per una notte e un giorno a tutto gennaker, macinando miglia verso Sud. Di giorno le nuvole dell’aliseo erano tutt’intorno a noi, bianche e paffute, mentre sopra la Freya il cielo era tutto sgombro, neanche una nuvola a farci ombra.. MA LA NOTTE NO!
Dopo che abbiamo visto calare il sole sotto una nube minacciosa, e appena si è fatto buio, uno scroscio potente ci ha bagnato un bel po’.
Quando siamo andati a tavola si sono aperte le danze… sembrava proprio che il temporale volesse impedirci di mangiare (ieri, domenica, il menù prevedeva lombata di maiale al forno con patate, ndr). Capito il pericolo ci siamo organizzati per la manovra di ammaino del gennaker, non senza imprevisto: il timoniere poggiando ha fatto avvolgere la vela nel fiocco, la vela bagnata ha fatto da collante e non siamo riusciti a chiuderla con la calza. Niente di grave, e anzi equipaggio pronto all’intervento: mollata la drizza in quattro abbiamo recuperato senza danni.
Abbiamo tangonato il genova, e così è passata la nottata, sotto groppi continui e colpi di vento oltre 30 nodi. Ma ormai l’equipaggio è esperto, hanno condotto la situazione senza problemi e io sdraiato in dinette sentivo l’acqua scorrere sotto lo scafo velocemente.
Dopo i temporali notturni finalmente la mattina è soleggiata. Un venticello da est sui 15 nodi ci fa camminare spediti, sempre verso Sud: ormai ho deciso, scendo per latitudine. Mentre scrivo sento la lenza fischiare, qualcosa ha abboccato all’amo.
La nostra posizione è 18°21N 042°02W, mancano 1.119 miglia alla Martinica.
“Siamo arrivati, … siamo partiti per arrivare lì, … siamo in porto e sono scesi solo in due per dare una mano ad ormeggiare. Perché mai precipitarsi a terra, … continueremo ancora un po’ a viaggiare … da fermi …… sulla nostra bella Hélène”
Dal diario di bordo – 12 aprile 2015 – ore 20 UTC
Mentre aspetto il collegamento radio guardo la meteo (tanto per cambiare!), e capisco perchè Omero, quando firma, ha la fissazione di fare la O come un vortice che gira in senso antiorario. Perchè sono le basse pressioni, con l’aria che gira in senso antiorario intorno al nucleo centrale, che lo portano a casa dandogli vento da SW. Quest’anno però stanno incontrando più alte che basse pressioni, e in effetti se avete guardato le mappe delle precedenti traversate avrete visto che quest’anno stanno tenendo una rotta più meridionale, cercando appunto di evitare il vento da Est o da Nord che arriva girando in senso orario intorno alle alte pressioni.
In radio si affacciano tutti i naviganti, che navigano spediti in 15/18 nodi di vento da SSE, che dovrebbe durare per altre 48 ore e farli correre verso le Azzorre. Tutti si lamentano delle previsioni che dicono che il vento girerà poi a Est e giustamente Omero li riporta all’ordine: “Mica ce l’ha ordinato il dottore di venire qua in mezzo. Prendiamo quello che viene e lo mettiamo dove abbiamo messo quell’altro”. Perle di saggezza…
La posizione della Freya è 34°57’N 041°37’W, mancano 700 miglia a Faial.
Ore 22.45 (ora italiana)
Arriva anche una mail dalla Freya: “Oggi è stata una giornata splendida. Da ieri sera un venticello da SSE, da prima debole e poi sui 15 nodi, ci sta facendo correre a 9 nodi su un mare solo leggermente mosso, con colori che vanno dall’argento al blu profondo, a seconda delle nuvole. Ieri sera una spruzzatina di pioggia ci ha un po’ allarmato, ma il sorgere della luna ha messo ordine, le nuvole si sono diradate e come per magia sono comparse le stelle, quasi avessero aperto i tendoni di un palcoscenico”.
Dal diario di bordo – 10 dicembre 2010 – Atterraggio in Martinica
Finalmente abbiamo brindato e festeggiato, l’equipaggio era euforico e iniziava a programmare il resto della giornata; qualcuno si sentiva già sull’aereo, senza considerare che mancavano ancora 20 miglia e con il poco vento che c’era avremmo impiegato tutto il pomeriggio per arrivare. Ma a poppa pian piano si condensavano nuvole nere e qualche piovasco: era in arrivo un groppo, e con lui un po’ di vento che ci avrebbe fatto camminare.
Conoscendo il fenomeno ho deciso di predisporre l’equipaggio per una manovra di emergenza. Avevamo armato il gennaker come uno spinnaker, cioè con il tangone, per prendere tutto il vento. Nel lascare il braccio la cima è sfuggita dal winch con il risultato che il tangone è andato a picchiare con forza sullo stralletto, rompendosi in due. Vento e pioggia arrivano con forza, abbiamo dovuto ammainare il gennaker velocemente, tutto facile grazie alla calza che manovrata correttamente è molto utile nelle operazioni di emergenza.
Passato il groppo finito il vento, ma dopo una mezz’oretta abbiamo avuto di nuovo vento sufficiente per riaprire il gennaker, questa volta murato sulla prua perché il tangone era inservibile, e abbiamo percorso le ultime miglia di avvicinamento.
Superata la punta meridionale della Martinica abbiamo ammainato il gennaker e aperto il genova, passando dal traverso pian piano a stringere fino alla bolina stretta per entrare nell’ ancoraggio di St. Anne.
Abbiamo chiuso il genova… poi abbiamo ammainato anche la randa, la vela che in 20 giorni non era mai stata calata completamente… stavamo davvero arrivando… ho acceso il motore all’ultimo momento, sapendo che il gasolio era agli sgoccioli, infatti il giorno dopo, nella manovra di avvicinamento al distributore ha cominciato a perdere colpi, per fortuna sono riuscito ad attraccare!
Dal diario di bordo di uno dei membri dell’equipaggio – 12 Aprile 2011– ore 00.30
“Padre nostro…”: e chi l’avrebbe mai detto che l’ateo, agnostico, materialista Leon avrebbe recitato con fervore l’unica preghiera che ricorda, prima come ultima e rassegnata richiesta e poi come sincero ringraziamento (!)
Flashback: la mattina è stata fantastica con avvistamento di balenottera che fa i salti tra le onde e il pomeriggio si è concluso tra delfini festanti in un tramonto plumbeo. Di notte vado al mio turno sotto temporali violenti, lampi e tuoni che illuminano una notte e un mare nero (ma di quelli dove non si vede veramente nulla). Abbiamo a riva tutta la randa e il genoa, ci sono tra i 12 e i 15 knt di apparente con un’onda al traverso un poco fastidiosa. Maurizio è di guardia, è pronto e sta attentissimo alla scotta della randa: all’improvviso il vento gira e si rischia di strambare; diamo 30° al pilota e Maurizio agisce sulla randa con velocità incredibile così per un momento torniamo a gestire il tutto ma…salto di vento di 180°, sale in un amen oltre i 35 knt, straorziamo di brutto, l’albero è quasi in mare, madonna se è piegata, tutto lascato, la ritenuta tiene ed evita danni, prego di farcela, dai Dio dacci una mano e poi…arriva Omero, cala al volo la randa e prende in mano il timone.
Quanto sarà durato il tutto ? 5 minuti, 10 ? Troppo!
Durante non te ne accorgi ma dopo e per tutto il turno continui a tremare (e non è per la pioggia e il freddo…)
Stiamo andando ancora verso Nord: ad attenderci una perturbazione con venti previsti tra i 40 e i 50 nodi.