Briefing all’equipaggio in barca a vela
Il briefing all’equipaggio è uno degli aspetti più importanti di una navigazione in barca a vela, che sia per piacere o per lavoro, per qualche ora o per una lunga rotta. Innanzitutto ricordiamo che è uno dei compiti del comandante – ma se anche non fosse obbligatorio è uno strumento utilissimo per aumentare la sicurezza, la pacifica convivenza e la serenità di tutti.
Ci sono elementi comuni che nei miei briefing all’equipaggio non mancano mai, sia che stiamo salpando per una traversata atlantica o per una vacanza in barca a vela, e poi ci sono alcuni elementi che, come è logico, modulo e adatto a seconda della navigazione che mi aspetto e del tipo di equipaggio che ho di fronte.
I miei briefing all’equipaggio sono però sempre molto seri e approfonditi: secondo me stabilire regole, aspettative e comportamenti è fondamentale a bordo, ed evita molti problemi in momenti poco opportuni. L’equipaggio, anche se non esperto, deve conoscere le procedure basilari di sicurezza, l’ubicazione e l’utilizzo delle principali dotazioni. Ma il briefing serve anche a stabilire l’autorevolezza del comandante e le basi del rapporto di fiducia tra i membri dell’equipaggio, due aspetti fondamentali di ogni navigazione, breve o lunga che sia. Nel momento del bisogno o dell’urgenza l’equipaggio deve essere affiatato e pronto.
Il briefing della traversata atlantica di fatto dura giorni interi: c’è molto da spiegare, e spesso l’equipaggio viene a bordo con qualche giorno di anticipo (saggia decisione), dandomi l’occasione di non trasferire tante informazioni tutte insieme. Il briefing di una vacanza in barca a vela dura molto meno, una ventina di minuti, ma non è meno importante.
I contenuti e l’importanza del briefing all’equipaggio sono anche una delle cose che insegno durante le settimane di navigazione scuola in Mediterraneo: è uno dei difetti dei comandanti poco esperti e amatoriali quello di non dare la giusta importanza all’equipaggio, mentre prendere del tempo per stabilire regole e ruoli, anche per un “banale” ormeggio, può fare la differenza tra la tranquillità e le brutte scene di urla in porto (se non peggio). Avere a bordo amici o parenti può portare a prendere il ruolo di comandante “un po’ sottogamba”, ma questo è un errore da evitare.
Cosa non può mancare in un briefing all’equipaggio in barca a vela
Elementi di sicurezza della barca: ubicazione e utilizzo di giubbotti di salvataggio, zattera, gommone, asta di uomo a mare sono elementi fondamentali del briefing di sicurezza all’equipaggio. Nel caso di navigazioni più lunghe insegno anche ad accendere il motore, l’utilizzo dei sistemi elettronici (radar, AIS) e della radio VHF.
Elementi di sicurezza personale: nonostante tutte le strumentazioni moderne, utilissime, io resto convinto che il primo dispositivo di sicurezza sia l’attenzione personale. Muoversi sopravvento, legati, non uscire dal pozzetto se si è soli fuori, tenersi, chiedere se si hanno dubbi.
Regole di bordo: io a bordo sono un fautore dell’ordine – in barca l’ordine è questione di sicurezza: se viene su mare e tutto comincia a rotolare sui paglioli è facile metterci un piede sopra e farsi male. Per lo stesso motivo voglio il pozzetto senza oggetti in giro. Spiego come e quando si può fumare, per non dare fastidio ,e altre cose piccole, ma che fanno la base di una buona convivenza. Preferisco di gran lunga che l’equipaggio si coalizzi contro “il comandante severo” piuttosto che nascano malumori che serpeggiano e possono portare alla lunga a problemi di convivenza. Altra regola fondamentale a bordo è il rispetto per gli altri: lo dico chiaramente in ogni briefing e credo che sia una cosa imprescindibile per una buona navigazione. Parlare con educazione di qualsiasi problema, e rispettare sempre tutti, qualsiasi cosa succeda.
Zona di navigazione: è importante in un briefing all’equipaggio spiegare la rotta, almeno quella presunta, le sue caratteristiche e problematiche. Spesso navighiamo in parchi e zone protette, e non smettiamo mai di dire che il rispetto del mare e della natura in generale a bordo è imprescindibile.
Gestione delle risorse: anche se nel briefing agli equipaggi delle vacanze in barca a vela parlo della necessità di gestire con parsimonia acqua e corrente elettrica, Freya è attrezzata per non avere grossi problemi per navigazioni di qualche giorno. Questo diventa un tema importantissimo nel briefing agli equipaggi delle traversate atlantiche.
Cabine: due cose sono fondamentali nel briefing delle cabine: gli oblò e i bagni. Io navigo con la barca chiusa, anche se c’è bonaccia passa sempre il fenomeno con il motoscafo a 15 nodi che fa l’onda che rischia di entrare e bagnare tutto di acqua salata. Stessa cosa per i bagni: nonostante tutta la manutenzione, può sempre succedere che una presa a mare abbia un problema, e in navigazione le voglio chiuse.
Un briefing particolare…
Uno dei miei briefing all’equipaggio della traversata atlantica è famoso, o meglio dovrei dire famigerato. E’ il briefing del sacco nero.
Dopo aver spiegato sicurezza, barca, manovre, acqua, cibo, e tutto il resto, guardo tutti i miei marinai radunati intorno al tavolo e spiego che una volta partiti, qualsiasi cosa succeda, siamo soli. E’ una cosa ovvia e banale, ma in pochi ne hanno coscienza fino in fondo prima che io affronti l’argomento. Abbiamo moltissimi medicinali, bisturi, siringhe etc, ma se vi succede qualcosa di grave non è detto che riusciamo a salvarvi, anche se c’è un medico a bordo, e non è detto che i soccorsi arrivino in tempo utile – dico. E aggiungo che a bordo c’è un sacco che tengo apposta per avvolgerci il corpo e buttarlo in mare, segnando il punto nave e legandoci dei parabordi nella speranza che qualche nave possa raccoglierlo. Il mitologico “sacco nero”.
Lì cominciano le reazioni più impensate. Ci vuole sempre un po’ di tempo per far “depositare” questa consapevolezza, per capire cose appunto ovvie e banali: non si può tenere un corpo con 40 gradi, si metterebbe a rischio il resto dell’equipaggio, e non abbiamo freezer così grandi. Non arrivano gli elicotteri con i medici a bordo a 1.500 miglia da tutto. Un ragazzo una volta l’ha presa male, ha fatto la borsa e mi ha detto che se non la sentiva più.
Mi sono sempre chiesto cosa pensassero potesse essere fatto di diverso in caso di grave emergenza medica a bordo in mezzo all’oceano…
Non posso non concludere questo post con una delle mie massime, di cui sono sempre più convinto man mano che accumulo miglia e anni di esperienza:
Non esistono equipaggi più o meno buoni, ma solo equipaggi che il comandante ha istruito più o meno bene