Costruzione della nuova coperta in teak su Freya – passaggi, costi, video completo
Se ci seguite su Instagram già sapete che quest’inverno abbiamo fatto la nuova coperta in teak a Freya. Un lavoro molto impegnativo, che vi raccontiamo in tutti i suoi passaggi in questo post e con un lungo video sul canale YouTube. Non crediamo onestamente di poter “insegnare” a fare una coperta in teak, ma le informazioni che trovate qui vi possono essere utili come riferimento per tempi e costi, quantità di materiale, o magari se volete rifare in autonomia piccole parti della coperta.
In principio, come sempre, è stato il pensiero: la decisione di rifare la coperta di Freya è stata presa, in teoria, un paio d’anni fa. Il mare, e soprattutto l’oceano, ha preso il suo tributo sui 10 millimetri di teak installati nel 2006 da Omero e il legno si era ridotto a 2-3 millimetri, soprattutto a prua. Con il consumarsi del legno anche i comenti di gomma avevano perso aderenza, tanto che già quattro anni fa avevamo rigommato (qui il link al post in cui parliamo di come rigommare la coperta in teak, se è quello il lavoro che vi interessa). Il problema quando si innesca questo meccanismo è che dalla coperta comincia a filtrare acqua e il sandwich sottostante (che su Freya è di balsa) rischia di compromettersi seriamente.
Decisione presa, quindi: la coperta deve essere rifatta nuova. La discussione sul materiale con cui rifarla, che occupa intere pagine di giornali e riviste e ore di chiacchiere tra marinai, qui è durata molto poco: la nuova coperta deve essere di teak – non ci convince il teak sintetico, non si hanno ancora informazioni sulla tenuta a lungo termine di nuovi materiali compositi (legno + sintetico) che stiamo tenendo d’occhio, e il gelcoat non ha la stessa eleganza, anche se sarebbe stata la seconda opzione, perché è senza dubbio il più pratico.
Costruire una nuova coperta di teak è un lavoro molto impegnativo e va organizzato al meglio, per questo tra il dire e il fare è passato un anno buono. Innanzitutto bisogna trovare il posto giusto, in considerazione dei tempi e dei costi del lavoro, che non sono trascurabili. Anche su questo Omero non ha avuto dubbi: è la terza volta che fa una coperta in teak, e le ha fatte tutte nello stesso posto, sul Tevere.
I passaggi della costruzione della nuova coperta in teak
Qui di seguito spieghiamo i punti salienti di ciascun passaggio, anche se molte cose saranno più chiare guardando il video che trovate alla fine del post e sul canale YouTube Omero Moretti Vela.
Preparazione della barca
Il rifacimento della coperta va fatto ovviamente al chiuso, quindi dentro un capannone o, come nel nostro caso, sotto una copertura solida e ben aerata: per costruirla ci abbiamo messo circa una settimana in due, incluso il giorno necessario a smontare la ferramenta di coperta di Freya, che è minima (niente rotaie, niente winch, solo golfari e tientibene).
Poi bisogna prendere il coraggio a quattro mani e distruggere la vecchia coperta. Anche per questo lavoro abbiamo impiegato circa una settimana in due, agevolati dal fatto che la vecchia coperta di Freya era incollata con resina epossidica, materiale su cui i martelli pneumatici non “rimbalzano” come fanno invece sul silicone, permettendoci di procedere più spediti. Per distruggere il vecchio teak abbiamo utilizzato un martelletto elettrico, gli stessi che i muratori usano per fare piccoli scassi.
Un’altra settimana l’abbiamo impiegata a ripulire con la mola tutti i residui di legno e colla che erano rimasti sullo scafo, a chiudere buchi e buchetti e a verificare scrupolosamente lo stato del sandwich: asciutto, l’abbiamo presa in tempo.
Taglio del teak
Finita la fase di distruzione, comincia quella di costruzione della nuova coperta in teak: è ormai molto difficile trovare il teak in tronchi, come succedeva normalmente fino a qualche anno fa. Si trovano soprattutto doghe già tagliate lunghe circa 2 metri e larghe 45 millimetri, mentre Omero voleva doghe lunghe almeno 6-7 metri, che hanno un effetto estetico completamente diverso. Scavare nei meandri del web e trovare quello che è stato definito “l’ultimo tronco di teak che vedremo nella nostra vita” è stato il mio più grande contributo alla nuova coperta in teak: ne sono orgogliosa.
Il teak, se lo si trova, costa oltre 10.000 euro al metro cubo: per rivestire i circa 28mq di coperta di Freya abbiamo utilizzato 0,65 metri cubi di teak. I conti precisi al metro (ne sono avanzate 5/6 doghe) sono stati l’altro mio contributo al lavoro. Il tronco è stato consegnato dal rivenditore tagliato in tavole spesse 8 cm, larghe 80 cm e lunghe 6 metri. Abbiamo quindi dovuto tagliare le tavole una prima volta per renderle maneggevoli. Abbiamo tagliato le tavole a metà per a larghezza (ottenendo tavole larghe 40 cm, molto più leggere) utilizzando una sega circolare manuale. Le tavole da 40 cm sono state tagliate per ottenere la larghezza (4 cm) e l’altezza (0,13 cm) delle doghe che volevamo.
Posatura
Tagliato il teak si comincia a posarlo: si parte dalle cornici per poi andare a riempire rifilando il legno e distanziando le doghe con degli spaziatori. Tra una doga e l’altra si inseriscono dei pezzetti di legno che vengono avvitati in coperta in modo che pressino il teak. Le doghe dei passavanti sono state curvate in questa fase e lasciate in posa un paio di settimane (c’era Natale di mezzo) in modo che prendessero bene la forma. Questa fase di taglio e prima posatura del legno ha preso circa una settimana di tempo in tre, sempre considerando che avevamo a disposizione tutti gli attrezzi e molta conoscenza del lavoro, quindi i tempi morti sono stati ridotti veramente al minimo.
Incollaggio della nuova coperta in teak
Dopo Natale (a due mesi dall’inizio del lavoro) abbiamo cominciato a incollare le doghe della nuova coperta in teak, lavoro certosino che ha richiesto circa due settimane di lavoro in due. Bisogna svitare ogni doga, preparare la resina e stenderla sulla coperta, riposare la doga e riavvitarla. Omero ha provato negli anni diversi tipi di incollaggi e non ha dubbi che il materiale migliore per l’incollaggio sia la resina Wes System, scegliendo l’indurente giusto a seconda delle temperature: sapete che nessuno ci paga ne’ ci regala nulla (credo che siamo rimasti tra i pochi…!), il consiglio è puramente disinteressato. Ne abbiamo utilizzati circa 10 kg.
La resina indurisce in poco tempo (12 ore) e si può passare alla fase successiva, che è quella di unificare i comenti per farli tutti esattamente uguali (4 mm nel nostro caso) ripassandoli con una mola dove possibile o a mano con lime e scalpelli negli angoli più stretti. Il sistema di avvitare le doghe lascia centinaia di buchi in coperta che vanno ovviamente chiusi prima di gommare. Il sistema “brevettato” per la chiusura dei fori è quello di mettere uno stuzzicadenti intriso di resina in ciascun buco e poi di spezzarli: per un giorno o due Freya sembrava un porcospino.
Gommatura
Intorno al 20 gennaio eravamo pronti per la gommatura: considerando che abbiamo cominciato ai primi di novembre e ci siamo presi dieci giorni di pausa a Natale, ottimo. Fondamentale prima di gommare la nuova coperta in teak è pulire a fondo, impresa che ha richiesto un paio di giorni di lavoro per aspirare tutta la finissima polvere di legno e ripassare i comenti con acetone per sgrassare bene le superfici.
La gomma sigillante che Omero ha sempre utilizzato e ha voluto utilizzare anche stavolta è una gomma bicomponente: follia? Forse, ma avendola usata in precedenza sappiamo che ha una tenuta perfetta anche a distanza di oltre 15 anni.
La gommatura ha preso un’intera giornata di lavoro in due, dalle 7 di mattina alle 20 inoltrate.
Ogni barattolo da 1kg deve essere mescolato bene con il proprio indurente, lasciato riposare affinché esca l’aria, versato nella pistola e steso immediatamente. I comenti erano stati prima impregnati di primer e la gomma è stata colata abbondantemente: è infatti una gomma molto liquida che essiccando tende a diminuire di volume. Per gommare abbiamo utilizzato delle pistole ad aria compressa, che ogni volta che viene rilasciato il grilletto scaricano l’aria in eccesso, senza quindi continuare la colatura.
Rifinitura della nuova coperta di teak
Le rifiniture sono in realtà molte fasi in una. Prima di tutto la gomma sigillante deve riposare il più a lungo possibile senza che nessuno la calpesti – noi l’abbiamo lasciata una settimana – e anche dopo questi primi giorni, più tempo passa prima di tagliare gli eccessi e meglio è.
La gomma in eccesso va tolta dalla superficie della coperta con uno scalpello molto largo, e nei bordi va tolta con una sgorbia, che essendo semitonda lascia i comenti dei bordi arrotondati, più belli da un punto di vista estetico.
Dopo aver tolto la gomma in eccesso tutta la coperta è stata levigata con una lucidatrice con disco di carta abrasiva con grana 80 per uniformare tutta la superficie, e infine con una rota orbitale con grana 120.
Video: la costruzione della nuova coperta in teak
Alcuni passaggi saranno più chiari (speriamo) guardando il video qui di seguito, oppure come sempre lasciateci le domande nei commenti o alla mail info@omeromorettivela.it
Non siamo realizzatori professionali di coperte in teak, abbiamo fatto questo grande lavoro per passione e per la cura che ci piace dedicare a Freya.