Il rumore del vento
Tornati in città dopo mesi di mare siamo come al solito sommersi dall’onda d’urto della terraferma, e del mare stasera ci manca soprattutto il rumore del vento. Vento che in questa lunga e complicata estate non è mancato, per fortuna, e ci ha regalato un po’ di sollievo dal caldo, dall’afa, dalle troppe barche, dal motore, da tutto quello che dalla terraferma si ostina a venire in mare e, inevitabilmente, con il mare si scontra.
Questo post l’ho scritto la scorsa estate, un giorno di vento forte. Abbastanza forte da coprire tutti gli altri rumori, e lasciare che venissero fuori i pensieri.
Non è mai uguale, il rumore del vento. A volte soffia, altre urla, fischia, sibila.
Quando è Maestrale e scende dalle montagne della Corsica urla prepotente. Quando si infila tra le rocce di Caprera sembra il fischio di un flauto, lungo e acuto.
Il soffio dello Scirocco in Arcipelago è leggero ma infido, carico di sabbia e di acqua. In Sicilia ruggisce violento.
Il Grecale è una lama tagliente di freddo, silenzioso come la neve, il Libeccio sibila carico di mare grosso e lamenti.
In oceano l’Aliseo fa il rumore del respiro profondo delle balene.
Quando un alito di vento arriva nella calma piatta sembra il sussurro di un amante. Quando inizia a soffiare, prima una raffica ogni tanto e poi continuo e inarrestabile, sembra una carica suonata con il tamburo.
Ed è difficile sovrastare il rumore del vento… solo alcuni suoni, fastidiosi e artificiosi, ci riescono.
I motori – Motori di vecchi barconi, rimessi a nuovo con un paio di mani di pittura, spesso di brutti colori, che nulla hanno a che vedere con l’armonia del mare. Verdi, rossi, neri, dorati. Del vento non si curano e avanti tutta contro il maestrale che sembrano aerei che devono decollare ma non ci riescono mai…
Le urla – Urla di chi del mare ha paura, urla di chi non sa che in mare non si urla.
Le parole – Parole ininterrotte, inutili, pronunciate di continuo perché del silenzio non si sa apprezzare la bellezza, e del rumore del vento non ne parliamo nemmeno.
Ma alla fine il vento vince sempre. Il rumore del vento si fa più forte di tutto. Spegne i motori, che si arrendono a non uscire. Aumenta la paura, che si fa silenziosa. Rende inutili tutte le parole.
20 nodi, 25 nodi, 30 nodi.
Le raffiche ancora più violente.
E noi ascoltiamo. Una sartia che va in vibrazione, una scotta che si tende, il mare che frange. Anche questo è rumore del vento: piccole poesie sussurrate alle orecchie di chi sa ascoltare.
Poesia che ci manca, qui nei rumori della terra – tanti motori, tante urla, tante parole.