sara smart working in barca

Smart working in barca a vela: si può fare?

Smart working in barca a vela: si può fare? “Certo, basta avere un lavoro e una barca, ha risposto saggiamente un mio amico quando gli ho detto che volevo scrivere un post sul tema. E in effetti non ci sarebbe molto altro da aggiungere…

Se state pensando di cambiare più o meno radicalmente la vostra vita e di trasferirvi a vivere e lavorare su un barca a vela, posso però dare qualche consiglio sulle attrezzature necessarie e sugli aspetti organizzativi, spesso sottovalutati da chi si immagina lo smart working in barca.

E anche qualche idea per crearlo, un lavoro che si possa fare in smart working da una barca a vela, o da qualsiasi altro posto vi piaccia – solo tracce, solo inizi di percorsi che nessuno dice siano facili ne’ senza intoppi, ma se non si inizia…

Se invece siete arrivati qui perché volete “semplicemente” fare una vacanza in barca a vela quest’estate lavorando anche un po’, come pare essere necessario in questo strano anno, trovate i nostri itinerari di vacanza in barca a vela in questa pagina. Attenzione però, che il comandante non risparmia boline ne’ rade isolate senza connessione:

 

Connessione internet in barca

Il primo problema da affrontare, sempre che appunto si abbia un lavoro che si può fare in smart woking e la possibilità di stare su una barca, è la connessione internet.

Problema che negli ultimi tempi è da un lato migliorato, con la disponibilità di connessioni portatili abbastanza affidabili, ma anche peggiorato. Nell’ultimo anno è infatti diventato difficile usare il vecchio trucco di andare nei bar o nei grandi alberghi e usare la loro connessione per i lavori che richiedono maggiore banda.

smart working in barca basils bar

Smart working in barca a vela è anche andare nei bar o negli alberghi per i lavori che richiedono più banda: qui un pomeriggio al Basil’s bar di Mustique a caricare video sul canale YouTube

 

Io ho un router portatile (ne esistono molti in commercio) e una scheda dati che mi costa circa 20 euro al mese. Non ho preso il router portatile in offerta con la scheda per avere la libertà di sostituirla con quella di un altro operatore o di un altro paese. In realtà anche questo problema in Europa è praticamente stato eliminato con le nuove regole sul roaming.

Nella scheda ho attivato anche un’opzione video inclusi, così oltre al lavorare in smart working in barca possiamo anche guardare film e tv in streaming senza consumare giga – comodissimo.

Quando siamo in navigazione, però, ci sono periodi abbastanza lunghi in cui la connessione manca o è troppo debole per poter lavorare.

Lasciando stare l’oceano (di cui scrivo dopo) anche in Mediterraneo quando si è a più di qualche miglio dalla costa il segnale è inaffidabile. Diventa quindi fondamentale una buona organizzazione e, a mio avviso, anche la trasparenza totale: ho sempre detto ai miei committenti che avrei lavorato da una barca a vela, e che ci sarebbero stati periodi di disconnessione.

Dovrebbe essere una delle caratteristiche dello smart working, in barca o meno, quella di organizzarsi il tempo in maniera flessibile, ma meglio specificare. Ed è bene ricordare che se oltre a fare smart working in barca a vela navigate anche, il ritardo e il cambio di programma sono quasi all’ordine del giorno.

Navigazioni in oceano, dicevamo. Qui la connessione è davvero un problema, a meno che non abbiate molte risorse da investire nella connessione satellitare. Personalmente non ho mai fatto smart working dalla barca durante una traversata atlantica, sia perché ho sempre avuto troppo da fare a bordo per pensare di fare altri lavori, sia perché mi pare che “sprecare” così il tempo di una traversata sarebbe un peccato.

C’è da dire che sono fortunata, e anche fare foto e video, scrivere e creare contenuti per il blog o per il canale YouTube, cose che ho sempre fatto in traversata atlantica possono essere considerati lavoro, e più smart working in barca a vela di così…

Altre necessità

Oltre alla connessione, un’altra questione da tenere presente per poter fare smart working in barca, soprattutto in barca a vela, è l’alimentazione elettrica.

Caricare i computer portatili a 12 volt (la tensione della maggiori parte delle barche a vela) non è impresa semplice, e per alcuni (come il mio Mac) è impossibile. Quando non si è in porto, quindi, dobbiamo poter contare su un inverter che fornisca almeno 1.000 watt, e la necessaria fonte di energia per alimentarlo.

Su Freya con pannelli solari e generatori eolici non abbiamo problemi di corrente elettrica a bordo (in questo post qualche dettaglio in più sulla corrente in barca a vela), e in generale non stiamo parlando di grandi capacità, ma anche qui serve un po’ di programmazione per non trovarsi con tutta l’attrezzatura scarica. Metto in carica il computer, il router e le cose più importanti quando il motore è acceso, sono comodissimi anche i power bank che ormai si trovano ovunque, mentre purtroppo non ho ancora trovato un caricatore solare affidabile…

corrente elettrica in barca a vela generatori eolici

Smart working in barca a vela: quali lavori?

Ecco il vero tema: quale lavoro posso fare in smart working da una barca a vela? Se vi fate un giro sui social o su YouTube troverete ormai decine di esempi di persone che o riescono a monetizzare la propria esperienza in barca a vela facendo video, sponsorizzazioni e diciamo in senso lato gli influencer, o si sono tenuti qualche collegamento con la terra ferma facendo per lo più consulenze informatiche, finanziarie o di altro tipo, trading, assistenza virtuale e altri lavori indipendenti. “Nomadi digitali”, si chiamano adesso.

L’ideale è avere un lavoro che si basi su obiettivi e che non abbia vincoli di ore lavorate al giorno, o, ancor di più, un lavoro indipendente. In questo senso è ovvio che da fuori l’idea di monetizzare la propria esperienza diretta è quella più allettante. La decisione se fare della propria vita privata anche il proprio lavoro è però da ponderare bene, a mio avviso – le implicazioni sono tante.

Quello che credo accomuni tutti questi percorsi, e che sicuramente è stato vero per me, è che c’è bisogno di aggiornare continuamente le proprie competenze.

Il fatto che lavorare da remoto sia diventato più “normale” ha anche fatto aumentare la competizione: io faccio molti corsi online su strumenti digitali, algoritmi vari, foto, grafica e diavolerie di ogni tipo – studio, mi aggiorno, osservo, perché la verità è che se anche esistono ormai molti modelli e casi di successo, una strada segnata non c’è.

Infatti quello che secondo me serve più di ogni altra cosa è una buona, ottima dose di imprenditorialità, flessibilità, creatività e direi anche di apertura mentale.

Le dinamiche del web sono diverse da quelle dei servizi fisici, e sono in buona misura in continuo adattamento: è probabile che il lavoro che farete tra dieci anni ancora non esista. Quello che esisterà sarete voi e quello che avete da offrire e da raccontare, chissà con quali strumenti e a quale pubblico.

 

omero in radio

Omero e il sui strumento di comunicazione preferito, la radio: ha bisogno di poca corrente, funziona sempre, anzi meglio in mezzo al mare e sei sicuro che chi ti ascolta è interessato.