Un amico in ogni porto – diario di bordo di mille miglia in Mediterraneo

Un lungo silenzio radio sul blog per questa lunga stagione, silenzio dovuto al fatto che a bordo c’era tanto da fare, come al solito, e che più del solito ci siamo voluti godere anche noi, dopo la primavera chiusi in casa, il mare, il vento e la bellissima e lunghissima rotta mediterranea di questa estate. un amico in ogni porto

Adesso che ci siamo un po’ rilassati interrompiamo il silenzio e cominciamo a raccontarvi, qui sul blog e con i video sul canale YouTube, i nostri mesi in giro per il Tirreno, mesi in cui abbiamo navigato per più di 1.000 miglia dalla Sardegna alla Sicilia, da Napoli a Capraia.

Ma ci sono un paio di cose che vogliamo raccontarvi subito, ringraziando come facciamo sempre le tante persone che hanno condiviso un po’ del loro tempo con noi a bordo, e anche tutte quelle che abbiamo incontrato lungo la rotta di quest’anno.

Già, perché una delle cose che più ricorderemo di questa lunga rotta sono gli incontri non solo a bordo, ma anche a terra: da quando abbiamo lasciato Palau a metà settembre, in ogni singolo porto in cui ci siamo fermati – e sono stati tanti – abbiamo incontrato qualcuno che conoscevamo: qualcuno che è stato a bordo di Freya per una traversata o una vacanza, qualcuno che aveva letto il libro o aveva incontrato Omero nelle sue tante serate in giro per i club nautici, amici o semplici conoscenti, che sono venuti solo a salutarci o ci hanno dato una mano se ne avevamo bisogno.

È segno che sono vecchio“, dice Omero. “È segno che sei invecchiato bene“, rispondo io, e comincio a scrivere per ricordare una delle cose più belle di questa estate: scoprire di avere letteralmente un amico in ogni porto, invece della famosa donna in ogni porto che vorrebbe la tradizione marinara…

Da Palau a Villasimius: vento da nord, un viaggio nel tempo

vento da nord

Abbiamo lasciato Palau per la Sardegna del sud accompagnati da una brezza leggera da nord quasi troppo bella per sembrare vera, perfetta per fare una sosta in ognuno dei paesaggi spettacolari di questa costa della Sardegna: Tavolara, Cala Goloritzé, Punta Molentis, Villasimius.

E la fortuna ci ha assistito anche quando ci ha fatto incontrare in Ogliastra gli amici Aulo e Flora, al posto giusto al momento giusto per ben due volte: ad Arbatax per prendere il pezzo di ricambio che serviva alla Freya e a Santa Maria Navarrese per portarcelo, altro che Amazon!

Non sapevamo ancora che sarebbe stato il primo incontro della lunga serie “un amico in ogni porto“…

Solo un paio di giorni dopo, all’ancora nella meravigliosa rada di Punta Molentis, uno degli incontri più romanzeschi della stagione, soprattutto per me che da anni sento raccontare le storie del Lady Samantha, del suo armatore e del suo comandante. La cosa è andata così: mentre Omero nuotava e io in acqua con la spugnetta pulivo la poppa, si avvicina un gommoncino. “Ma questa è la barca di Omero?“.

Alzo gli occhi e vedo un signore distinto con una maglietta a righe, una bella signora e un cagnolino in braccio a lei. “Sono Giorgio, Giorgio del Lady Samantha“. Quasi affogo e non trattengo un “Ma allora esisti!“. Io a nuoto e loro in gommone raggiungiamo subito Omero, che stava meditando a prua come fa sempre, appeso alla catena dell’áncora. Gli si sono spalancati gli occhi e quasi saliva a bordo del tender per salutare Giorgio, ma come fanno tutte le genti di mare quando si incontrano dopo così tanto tempo, nessuno dei due ha detto niente: mentre si stringevano le mani e le spalle si vedevano nei loro occhi e nelle loro risate i ricordi di tante miglia passate sotto la chiglia, di burrasche e di serate a bere rum in pozzetto.

Si decide di vedersi la mattina dopo a bordo della barca di cui Giorgio è comandante adesso – una meravigliosa navetta di ferro restaurata a regola d’arte ed elegante come poche – e nel frattempo Omero racconta all’equipaggio la storia del Lady Samantha, di cui Giorgio è stato comandante per tanti anni, in una di quelle serate che andrebbero fissate in un film, perché più di ogni altra cosa fanno capire cos’è la vita di mare: una lunga serie di incontri e imprevisti, scelte difficili e coincidenze, nello scenario del blu e del vento, del turchese e delle palme che si piegano nell’aliseo, delle onde dell’Atlantico e delle rade più azzurre.

vacanza in barca a vela sardegna punta molentis

Così è stata anche la storia del Lady Samantha, un bellissimo ketch di 14 metri: fatto costruire da Enio Nardi alla fine degli anni ’80 ha fatto con lui il primo giro del mondo e poi è passato ad un altro armatore e sotto il comando di Giorgio, che l’ha riportata fino in Polinesia.

Tornata in Atlantico, durante una navigazione da New York ai Caraibi, Lady Samantha ha rotto una sartia ed è stata colta da una burrasca mentre a secco di vele cercava di rientrare in porto per fare le riparazioni. Il comandante (che non era Giorgio) ha chiamato il mayday e ha lasciato affondare Lady Samantha per portare in salvo l’equipaggio, equipaggio che conosciamo e che ancora oggi incontriamo spesso – e ogni incontro, ogni volta, è il pretesto per raccontare la storia da capo, o con qualche particolare in più che emerge dalla memoria, come ne Le mille e una notte, e tenere ancora un po’ viva la storia di quella gran bella barca che era il Lady Samantha.

In Sicilia: Maestrale e un vecchio amico in ogni porto

E mentre in Sardegna non è forse così strano che Omero incontri qualcuno che conosce, dopo tanti anni passati a navigare in queste acque, la Sicilia è stata la sorpresa più grande.

A Ustica, arrivati con il primo sole dell’alba dopo la lunga traversata da Villasimius, ci ha accolti l’ormai mitico Domenico – fornitore ufficiale di capperi sotto sale della cucina del comandante, oltre che di un posto in banchina in una delle isole che abbiamo imparato ad amare di più. Alle Egadi, appena data áncora a Levanzo ci si è affiancato Massimo, che di solito incrociamo nelle Bocche durante le settimane di vacanza in barca a vela in Sardegna, e appena entrati nel porticciolo di Favignana ci ha dato il benvenuto con una bottiglia Mario, incrociato l’ultima volta a Tobago Cays.

La costa nord della Sicilia poi è stata una vera gioia: la Freya scivolava con le vele a farfalla verso est mentre il maestrale cominciava a montare, e ogni porto è stato una festa. A San Vito Lo Capo Erika e Roberto hanno riconosciuto Freya mentre prendevano il sole in spiaggia (i due generatori eolici si vedono anche da lontano…) e sono venuti in banchina a salutarci, raccontandoci che da quella prima vacanza ai Caraibi con noi anni fa non hanno più smesso di andare in barca a vela.

Il Maestrale però ha cominciato a farsi impegnativo, e pur facendo decine di telefonate non riuscivamo a trovare un posto in porto: le previsioni di burrasca e la stagione ormai agli sgoccioli avevano riempito tutte le banchine, mentre alcuni porti erano impraticabili per le condizioni del mare. E qui ci sono venuti in aiuto alcuni degli amici più cari della Freya in Sicilia.

A Castellammare del Golfo l’amico Maurizio e insieme a lui tutta la Lega Navale ci hanno accolto e ospitato come solo i siciliani sanno fare: con vassoi di cous cous di pesce, brindisi e soprattutto con un posto in banchina per dormire un po’ prima di riprendere il mare. Maurizio, come sempre quando ci incontriamo, prima di salutare noi da’ un bacio a Freya,  ringraziandola per le due volte che l’ha portato a casa attraverso l’oceano Atlantico, e poi regala agli equipaggi a bordo serate intere in cui racconta i “retroscena” delle traversate – quello che il comandante spesso neppure sa…

Lasciata Castellamare del Golfo il maestrale era diventato teso (io avrei detto burrasca ma Omero dice che non è vero), noi dovevamo fare un cambio di equipaggio e possibilmente anche far passare il giorno di picco, con raffiche previste a oltre 50 nodi. Inutile dire, quindi, che il nostro “amico in ogni porto” preferito è stato l’impagabile Gioi, che ci ha trovato un posto alla Cala per far passare il giorno più duro della maestralata godendoci Palermo, i suoi mercati e i suoi tesori. (E non perché sia nostro amico, ma se avete bisogno di perizie, rinnovo del certificato di sicurezza o altre analisi, lo raccomandiamo assolutamente: Inspections Lab)

Passata la non-burrasca di Maestrale il vento ci ha dato una bella tregua prima di girare a sud: abbiamo navigato in clima vacanziero tra le isole Eolie, anche qui accolti su una terrazza sul mare da Simona, salutata l’ultima volta nel mar dei Caraibi anni fa.

un amico in ogni porto a Palermo

Da Tropea a Capraia: vento da sud e molti nuovi amici

Tropea barca a vela

Lo Scirocco ha cominciato a soffiare proprio mentre stavamo entrando nello Stretto di Messina, e ha deciso che da lì non si poteva passare.

E allora via, si poggia su Capo Vaticano per raggiungere Tropea, nessuno a bordo l’ha mai vista e lo spirito è quello buono del viaggio da programmare strada facendo.

E che bella scoperta è stata Tropea!  Un mare davvero strepitoso per l’ultimo bagno, un borgo spettacolare e un porticciolo veramente ben attrezzato. E anche qui, incredibilmente, appassionati di vela e armatori che hanno riconosciuto Freya in banchina sono riusciti a farci sentire a casa anche in un posto dove non eravamo mai stati, offrendosi di aiutarci con la spesa e con tutte le piccole cose di cui un marinaio ha bisogno (e per cui avere un amico in ogni porto è fondamentale).

Lo Scirocco era il vento migliore che potessimo chiedere per risalire il Tirreno verso casa, non c’è dubbio, ma le prime centinaia di miglia sono state impegnative per l’equipaggio: lo scirocco confonde il cielo e l’acqua nel rosso della sabbia che arriva dal deserto, gonfia il mare e fa sembrare le onde colline. Ancora più bello è stato quindi trovare porti accoglienti e un amico in ogni porto, solo per fare due chiacchiere o per concederci qualche cena fuori.

A Sorrento, dopo parecchie miglia movimentate, abbiamo ormeggiato accanto a sconosciuti velisti appassionati che si sono quasi emozionati a vedere la Freya, raccontandoci di quanto hanno “viaggiato” con lei seguendo il blog – Omero si è addirittura imbarazzato.

Tra le isole Flegree la meteo ci ha concesso un’altra bella tregua di sole e di brezza leggera, e ne abbiamo approfittato per navigarle tutte nella pace della bassa stagione prima di entrare a Napoli, niente meno che a Borgo Marinari, posto davvero scenografico con Castel dell’Ovo da un lato e il centro storico dall’altro.

È stato l’amico Andrea a cederci il suo posto a Borgo Marinari per far vedere la Freya a suo figlio, skipper in erba, e “chiudere il cerchio” di un mestiere che si tramanda prima di tutto tramandando la passione, che sia di un padre o di un “maestro”. Inutile dire l’occasione è stata buona anche per fare festa, nei limiti del possibile, con una meravigliosa cena sulla terrazza sul mare di Borgo Marinari, con vista sulle luci di Napoli.

Serata di cui abbiamo approfittato a piene mani prima di riprendere il mare: lo Scirocco era diventato Libeccio, carico di pioggia e minaccioso, ancora buono per proseguire verso nord, ma ancora impegnativo per l’equipaggio. Ed è stato quindi impagabile rifugiarsi nella pace della Darsena Romana di Civitavecchia accolti come vecchi amici da Massimo, che pure aveva incontrato Omero solo una volta al Salone di Genova.

A Civitavecchia abbiamo scoperto di avere ben più di un amico in ogni porto: Maurizio, Nando, Giorgio – in un paio di giorni sono passati a salutarci davvero in tanti, facendoci da Cicerone tra le tombe etrusche, portandoci le mozzarelle di bufala, fermandosi solo a scambiare le solite chiacchiere da marinai.

Ma abbiamo dovuto lasciare anche Civitavecchia… ancora accompagnati dal vento da sud, questa volta perfetto per una settimana di navigazione di quelle che non capitano spesso in Mediterraneo, e che ci è sembrata un premio per la costanza.

Ha cominciato piano a soffiare, gonfiando il gennaker della Freya che al lasco ha raggiunto lenta Porto Ercole, il Giglio e infine l’Isola d’Elba. A Porto Azzurro Omero ha fatto una cosa che fa di rado: ha alzato il telefono e ha chiamato un vecchio cliente. Quando Fabio ci ha raggiunto, abbiamo capito perché: è un istrione, e ci ha svoltato la serata con le sue improbabili storie di mare, tra il politicamente scorretto e il puro cabaret.

Sarebbe stato anche questo un incontro da filmare, ma alla fine ci piace che certe cose rimangano solo per gli equipaggi, e questa sarà una di quelle serate che ricorderanno a lungo. Anche per Fabio un bacio alla Freya, che l’ha portato in oceano per la sua prima traversata atlantica a vela, e poi a letto presto, perché il vento da sud comincia a farsi serio e l’equipaggio deve essere riposato.

Le ultime miglia di questo lungo viaggio sono state meravigliose: vento perfetto, in mare solo noi, e non volevamo finissero mai – era già fine ottobre e a bordo sapevamo tutti che sarebbero venuti mesi freddi e complicati. E allora allunghiamo un po’… facciamo un salto anche in Capraia. Questo bel vento reggerà ancora un paio di giorni, e la Capraia è pur sempre una delle nostre isole preferite, quasi un passaggio obbligato. E già cominciamo a chiederci “Chissà chi incontreremo..“, perché vuoi che proprio in Capraia, praticamente seconda casa della Freya, non rispettiamo questa nuova tradizione (che ci sta piacendo molto) dell'”amico in ogni porto”?

Dopo una bella navigazione al traverso con un sud gagliardo e una meravigliosa giornata passata ad esplorare Capraia praticamente in solitudine – su su fino al faro e al vecchio carcere – il caso ci ha dato in un colpo solo 6 nuovi amici: una famiglia con tre figli e un cane, da poco partiti per girare un po’ di mondo in barca, forse con poca esperienza ma davvero con tanta determinazione. Hanno chiesto ad Omero dell’oceano, di qualche lavoretto a bordo, di qualche porto buono lungo la rotta – a loro il nostro buon vento e in culo alla balena, e via ancora, per le ultime miglia.

Miglia macinate a nove nodi dalla Freya, con il genoa tangonato e tutta la randa a riva, su un mare un po’ impegnativo all’inizio ma che man mano che salivamo verso nord si è fatto gentile. Un’ultima navigazione meravigliosa, davvero meravigliosa: perfetta per il vento, per lo spirito dell’equipaggio, appassionato e con una gran voglia di vivere un’esperienza di mare in tutte le sue sfumature, perfetta per la Freya, che ama navigare al gran lasco più di ogni altra cosa.

Non ve li ho descritti nemmeno tutti, gli incontri di questa lunga rotta, ce ne sono stati tanti altri. E non so nemmeno se sono riuscita a trasmettervi quanto ci abbiano colpito – perché sono stati tanti, davvero in ogni porto, e perché è stato come ripercorrere la strada di sassolini di Pollicino, come viaggiare nel tempo, come prolungare il mare anche a terra.

Soprattutto è stato emozionante vedere e toccare con mano il ricordo lasciato anche a distanza di così tanto tempo in così tante persone, tutte felici di rivedere Omero e la Freya, tutte pronte a darci un aiuto o solo un saluto, a condividere di nuovo con noi le loro storie, proprio come succede a bordo.un amico in ogni porto

E in questa strana estate anche gli incontri a bordo sono stati forse più intensi e variegati del solito – ognuno aveva una storia, qualcosa da raccontare. Chi ha passato mesi a guidare ambulanze, chi al banco di una farmacia, chi in sala operatoria. E anche per chi ha avuto la solita vita “ordinaria”, è stato più difficile del solito scioglierla per un po’ nel vento e nel mare.

Noi ci abbiamo provato, e ci piace pensare che un giorno rincontreremo, chissà in quale porto, anche le persone a bordo con noi quest’anno. E anche con loro ricorderemo aneddoti e viaggi, momenti e luoghi, accompagnati dal vento.

un maico in ogni porto equipaggi 2020

 

 

2 commenti
  1. Silvia
    Silvia dice:

    Finalmente di nuovo Sara e Omero e la Freya e i racconti!!!
    Bentornati, siete mancati tanto. Baci

    • Sara
      Sara dice:

      Ciao Silvia! E ne abbiamo tante da raccontare! Ricominciamo piano piano…. Un grande abbraccio a voi

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