La sicurezza in mare
L’attenzione di Omero alla sicurezza in mare è sempre stata massima, fino al limite di essere considerato un rompiscatole. Oblò e prese a mare chiuse anche se si devono fare poche miglia a motore, sempre passare sopravento quando si è a vela, di notte cintura di salvataggio sempre legata, gommone sempre gonfio in coperta, e la lista sarebbe ancora lunga…
Il ragionamento di base per le procedure di sicurezza è quello che guida chiunque si occupi di gestione di situazioni complesse: evitare quanto più possibile l’insorgere di problemi di sicurezza – certo che revisioniamo le pompe di sentina e ci assicuriamo che funzionino, ma è di gran lunga meglio evitare che l’acqua entri. Certo che abbiamo l’asta di uomo a mare con boetta luminosa e salvagente, ma prima di tutto bisogna evitare di cadere in mare. Certo che revisioniamo la zattera, ma comunque il gommone è già gonfio e pronto in coperta per essere messo a mare.
È difficile, in mare più che a terra, che ci sia data una seconda opportunità per mettere in salvo le persone e la barca: bisogna sapere bene cosa fare, prendere decisioni in fretta e avere a disposizione tutta la tecnologia e le dotazioni possibili – ma per la sicurezza in mare bisogna soprattutto evitare a monte le situazioni di pericolo. Fare manutenzione, controllare, conoscere.
Sicurezza in mare: l’elemento umano
Tutti accorgimenti dettati dall’esperienza – come dice Omero “ragazzi, ne ho viste succedere davvero tante in tutti questi anni in mare, non mi invento niente” – ma che fortunatamente si possono imparare, almeno a livello teorico, anche nei corsi di sicurezza in mare specifici per i marittimi.
Sono corsi allineati agli standard di addestramento (STCW – Standard of Training, Certification and Watchkeeping for Seafarers) dettati dalla International Maritime Organization (IMO), organizzazione internazionale a cui aderiscono 174 paesi al mondo che si occupa della sicurezza in mare. I corsi prevedono esercizi sia teorici che pratici in quattro ambiti: Sicurezza Personale e Responsabilità Sociale, Sopravvivenza e Salvataggio, Antincendio, Basic Life Support and Defibrillation – primo soccorso con l’impiego di defibrillatore semiautomatico.
E prima di raccontarvi, anche con un video, i corsi di sicurezza in mare che abbiamo rinnovato nelle settimane appena passate, concedeteci una piccola parentesi.
In mare la carta conta poco: titoli, patenti, certificati si scontrano presto con la pratica, ben più complessa e difficile da gestire. Ma è ugualmente importante aggiornarsi, studiare, imparare dai professionisti dei rispettivi campi: i vigili del fuoco in particolare hanno davvero sempre tanto da insegnare, anche i defibrillatori sono cambiati negli ultimi anni, così come alcune dotazioni di sicurezza.
Chi decide di fare del mare una professione seria, anche se organizza solo vacanze in barca a vela e non traversate oceaniche, dovrebbe sempre investire il proprio tempo e le proprie risorse nella sicurezza in mare, come forma di rispetto verso l’importanza di una professione troppo spesso presa sotto gamba.
“The human element is recognized as a key element of the safety of life on board ships […]. Maritime safety and safety of navigation can be enhanced by strengthening the focus on the human element.”
“L’elemento umano è riconosciuto come l’elemento chiave per la sicurezza a bordo […]. La sicurezza in mare e la sicurezza della navigazione possono essere migliorate aumentando l’attenzione sull’elemento umano”.
IMO, International Maritime Organization
I corsi STCW
Vi raccontiamo quindi i corsi che abbiamo fatto nelle settimane passate per aggiornarci rispetto alle procedure di salvataggio e sicurezza in mare: otto giorni di full immersion, dalla mattina alla sera, un po’ in classe e molto sul campo – in piscina, con i manichini e nel campo di addestramento incendi.
Il primo dei corsi, il PSRR – Personal Safety and Social Responsibility, è un corso teorico di familiarizzazione con le regole e le procedure di sicurezza a bordo. Si imparano gli standard internazionali sui piani di sicurezza, le procedure, le definizioni, le dotazioni obbligatorie.
Molto più interessante il PST – Personal Survival Techniques, tradotto in italiano come Sopravvivenza e Salvataggio: c’è anche qui un po’ di teoria, ma c’è soprattutto pratica. In piscina abbiamo simulato diverse situazioni: l’abbandono nave con la tuta di salvataggio, dotazione non obbligatoria per il diporto (ma che noi abbiamo a bordo) che consente di mantenere la temperatura corporea in caso di naufragio; l’abbandono nave con giubbotto di salvataggio saltando da un trampolino di oltre tre metri (che sembravano almeno sei!), il rovesciamento di una zattera di salvataggio gonfiatasi rovesciata e il recupero con elicottero.
Utilissimo anche il BLSD – Basic Life Support and Defibrillation – primo soccorso con l’impiego di defibrillatore semiautomatico, in cui oltre a ripassare le tecniche di rianimazione e l’uso del defibrillatore si ripassano anche le tecniche di soccorso per traumi, ferite e altre emergenze.
Infine quello che personalmente ho preferito, il corso antincendio, anche questo molto più pratico che teorico. Abbiamo passato un’intera giornata a spegnere piccoli incendi controllati con estintori a polvere, a co2 e con le manichette a schiuma e anche ad imparare la gestione di una squadra durante un intervento al buio, indossando un respiratore, simulando un incendio in sala macchine.
Omero mi dice che, rispetto ai primi corsi fatti anni fa, trova che nel tempo siano aumentati di parecchio il livello di approfondimento e di severità, ma non nascondiamo che ci siamo anche divertiti…
Nel video trovate tutte le prove pratiche in cui ci siamo esercitati, che sono anche prove d’esame.