Rifiuti a bordo: la vela insegna a ridurre, riparare, riusare, riciclare
La questione di come gestire i rifiuti a bordo di una barca a vela è una di quelle cose che chi ama davvero il mare ha sempre saputo fare nel rispetto della natura, ma che poi, come molte altre cose tutto sommato semplici e quasi istintive, si perdono nel veloce andare del tempo, solo per tornare come onde insieme a qualche “moda”.
Così, dopo decenni di spreco, mancanza di rispetto e far finta che nessuno pagherà mai il conto, ecco che tornano le sagge parole che ogni marinaio (o contadino, o nomade del deserto, o uomo di montagna) ha sempre utilizzato: ridurre, riparare, riusare, riciclare.
Parole che sono state riprese da una grande velista che nel suo giro in solitario a vela intorno al mondo ha trovato l’ispirazione per lanciare un’iniziativa che è ormai diventata globale. E speriamo che siano d’ispirazione anche per chi si ostina a non avere rispetto per il mare.
Ridurre, riparare, riusare
Sul ridurre il discorso è breve: lo spazio a bordo di un barca è talmente limitato che tutto ciò che non è strettamente necessario non dovrebbe essere imbarcato, inclusi imballaggi senza senso (un cartone e due strati di plastica per 20 grissini, ad esempio) e oggetti comprati più per noia che per necessità. Certo questo è vero per i navigatori più tradizionali, mentre oggi non è raro vedere fenicotteri e altri gonfiabili legati a poppa o sui bimini… Se proprio vi piacciono fate pure, ma ricordatevi almeno di legarli bene, perché ne abbiamo visti fin troppi volare via con il Maestrale, e tornare ad essere quello che sono sempre stati: grossi pezzi di plastica che inquinano il mare…
Ridurre vuol dire anche ridurre i consumi, e se possibile alimentarli con fonti pulite. Sostituire le luci tradizionali con i LED ed evitare stoviglie usa e getta sono due accorgimenti semplici semplici… Installare pannelli solari e generatori eolici invece richiede più lavoro e un po’ di soldi, ma oltre ad essere una scelta ecologica evita anche il terribile rumore dei motori e dei generatori in rada, e vi da’ un po’ di autonomia per evitare i porti. In questo post abbiamo parlato di come gestiamo la produzione e il consumo di energia elettrica a bordo di Freya: “Corrente elettrica in barca a vela – Come facciamo noi”
Un aspetto a cui pochi pensano è quello di ridurre anche la quantità di prodotti per la pulizia che finiscono in mare. Chi è stato a bordo con noi sa che ormai da anni utilizziamo solo prodotti altamente biodegradabili (con tensioattivi vegetali) e che li mettiamo anche a disposizione degli ospiti per docce e shampoo che siano davvero “marini”. Stessa cosa per i detersivi di piatti e vestiti. La pulizia della barca invece richiede spesso interventi più “decisi”, a suon di varichina o altri prodotti che sarebbe bene non utilizzare in mare. Se possibile li facciamo quando la barca è in secco e tutto passa attraverso i filtri, e quando siamo in acqua proviamo ad utilizzare aceto e bicarbonato: non sono efficaci quanto i prodotti appositi, ma con un po’ di olio di gomito in più si compensa molto….
Sul riparare e riutilizzare la barca a vela è forse la migliore palestra del mondo. A bordo tutto quello che c’è è una risorsa, prima di arrivare a considerarlo rifiuto bisogna che svolga almeno un paio di funzioni, e prima di buttare via qualcosa si deve essere molto sicuri che non potrà servire in qualche altro modo. E riparare e riutilizzare, in mezzo al mare, spesso è una necessità più che un’opzione – ho visto Omero usare lattine per riparare un invertitore e una marmitta, flangie per fare chiavi dei filtri, fascette di plastica per spessorare i carboncini di un salpancora, e altre infinite diavolerie. È stato proprio questo aspetto della navigazione che ha ispirato il discorso che trovate nel video qui sotto.
A parlare è una donna minuta e straordinaria: Ellen MacArthur, la più giovane velista a completare la Vendée Globe, detentrice del record di giro del mondo a vela in solitario nel 2005, dell’onorificenza dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico e anche della Legion d’Onore francese. Nel video il suo appassionante Ted Talk, in cui racconta di come a bordo del suo trimarano, nel mezzo dell’oceano Pacifico, a 2.000 miglia da tutto, mentre le persone più vicine a lei erano gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, si è resa conto di come in ogni parte del mondo, in ogni aspetto della vita, dovremmo capire che le risorse che abbiamo a disposizione non sono infinite, esattamente come facciamo su una barca a vela.
Da allora Ellen MacArthur ha messo la sua straordinaria determinazione e passione non più nella vela ma al servizio della promozione di una transizione del nostro sistema verso un’economia circolare. A questo è dedicata la sua fondazione: Ellen MacArthur Foundation
Rifiuti a bordo: qualche consiglio per riciclare
Arriviamo al riciclare. Riciclare i rifiuti a bordo è forse un po’ più complesso che a casa per questioni di spazio, ma basta escogitare qualche trucco e anche nelle lunghe navigazioni la gestione dei rifiuti diventa tutto sommato semplice. Sulla Freya siamo fortunati perché abbiamo due gavoni molto capienti all’estrema poppa, e quello di sinistra è dedicato allo stivaggio di plastica, alluminio e vetro in grandi sacchi resistenti.
In traversata, quando i gavoni di poppa sono sigillati e comunque pieni di materiali di rispetto, ci comportiamo diversamente con i rifiuti a bordo: schiacciamo la plastica (qualcuno la taglia a strisce) per ridurre lo spazio che occupa e la stiviamo nel gavone dell’ancora. Le bottiglie di vetro e i barattoli vuoti possono tranquillamente tornare dove stavano da pieni: basta dargli una pulita e rimetterli in sentina. E questo “trucco” è valido anche nelle navigazioni più brevi se non avete spazio per i sacchi.
Attenzione che la differenziata non è uguale dappertutto: in alcuni posti l’alluminio va con la plastica, in altri con il vetro o a parte – se potete dividete tutti i materiali, li butterete poi nel contenitore giusto a terra.
La gestione dei rifiuti organici è invece questione di grande “dibattito”: chi in mare non butta assolutamente niente, chi tutti gli avanzi. C’è una sana via di mezzo, secondo noi: piccoli pezzi di pane e foglie di insalata spariscono nelle bocche delle occhiate in pochi secondi, mentre bucce di frutta e gusci galleggiano e imbrattano le spiagge. Se proprio siete al limite potete raccogliere l’umido in una grossa insalatiera e buttarlo al largo in navigazione.
Riciclare i rifiuti, a bordo e non solo, è quindi facile e necessario, ma come giustamente ricordano Ellen MacArthur, tutti gli esperti e anche il buon senso, riciclare non è più sufficiente. Ridurre è il fattore più importante dell’equazione, e uno dei più grandi insegnamenti della vita in mare.