Caprera in barca a vela e via terra: il vento, i sentieri, la storia

Abbiamo il privilegio di goderci l’isola di Caprera in barca a vela molto spesso e conosciamo bene le sue rade e spiagge più belle, ma solo qualche settimana fa, finita la stagione e passata la ressa, abbiamo trovato il modo e il tempo di esplorarla a fondo anche via terra – per scoprire quello che si vede anche dal mare: Caprera è un’isola meravigliosa.

Ve la raccontiamo, così come vi abbiamo raccontato le altre isole dell’Arcipelago, entrando un po’ nella loro storia e nell’atmosfera che trasmettono, aspettando di farvele conoscere di persona se vorrete venire con noi in barca a vela nell’Arcipelago di La Maddalena.

Salpando da Palau, Caprera è per noi l’isola più facile da raggiungere quando il ponente picchia forte: ce lo  mettiamo in poppa e la Freya scivola tra la Gallura e l’Arcipelago per portarci in uno dei tanti ancoraggi di quest’isola. Cala Coticcio, conosciuta come Thaiti, forse la spiaggia più agognata da chi visita Caprera in barca a vela e non solo, è sempre molto affollata (e non è neppure un buon ridosso), ma basta fermarsi un po’ prima, o continuare ancora un po’, per trovare rade belle come Coticcio, molto meno frequentate e molto più riparate.

Qualunque rada si scelga, lo scenario di Caprera vista dal mare è riconoscibile tra i tanti bellissimi scorci dell’Arcipelago: questa è l’isola degli alti pini e dei sentieri scoscesi sul mare, delle capre che scendono a riva saltando sulle rocce, delle piccole baie incastonate tra la pietra e il verde.

Caprera è anche l’isola dell’Arcipelago (insieme a Razzoli) con i fondali più ricchi: non è difficile, nuotando, incontrare polpi, murene, orate e salpe, oltre alle immancabili occhiate. Per noi che viviamo Caprera in barca a vela, l’isola ha anche un altro favoloso vantaggio: ha rade ben ridossate da ogni vento e ne ha una, Porto Palma, che è ridossata da tutti i venti – ultimo rifugio nelle notti in cui sono previsti cambi di vento o temporali.

caprera in barca a vela panorama

 

Caprera via terra: la casa di Garibaldi

Ma Caprera è anche una delle poche isole dell’Arcipelago che si possono visitare all’interno: a piedi o in bicicletta, in macchina per i più pigri (è collegata a La Maddalena dal piccolo Ponte della Moneta), a cavallo per i più romantici (è il sogno di Omero…). Le strade sono tenute molto bene e tutte immerse in una vegetazione meravigliosa e comunque decidiate di percorrerle la meta per eccellenza è la casa di Garibaldi o meglio il compendio Garibaldino.

Dopo averla vista per anni dal mare, dobbiamo dire che visitare la famosa casa bianca è stato emozionante. La casa e il giardino sono in un posto splendido, ma soprattutto vistandoli si scoprono cose sconosciute su un personaggio controverso come Garibaldi, mercenario per alcuni, eroe per altri, protagonista di imprese storiche, forse l’uomo con più statue commemorative al mondo.

Si scopre che era un uomo d’ingegno e di interessi tecnici – aveva una pompa per l’acqua corrente in cucina e una macchina a vapore per mietere le granaglie, cosa che a metà dell”800 non era per niente banale; che si era davvero innamorato della Sardegna e in particolare di Caprera – molti pensano che questo fosse un esilio imposto, ma in realtà Garibaldi aveva acquistato circa la metà dell’isola e aveva qui molti amici e alcuni tra i più fidati collaboratori; che era un padre affettuoso – le stanze sono piene di ritratti e ricordi dei figli e davanti alla casa si erge un meraviglioso pino piantato in occasione della nascita della figlia Clelia.

Si scopre che amava profondamente la natura – nel tempo Garibaldi piantò ulivi, frutta e ortaggi, allevò polli, capre e cavalli (anche asini, a cui dava il nome dei propri nemici…), costruì un mulino e un forno, creò una vera e propria comunità di fattori e allevatori.

E si scopre che Caprera è stata una delle poche costanti della sua vita: da qui partì e qui tornò per ogni sua spedizione negli ultimi 30 anni di vita, compresa l’impresa dei Mille, raggiungendo la Sardegna con due piccole barche, una a remi e una a vela. Qui riceveva emissari di governi e movimenti rivoluzionari che in quegli anni agitavano l’Europa. Qui morì e qui è sepolto, accanto ai suoi figli e non lontano da Marsala, la cavalla bianca con cui sbarcò in Sicilia.

Quando Garibaldi morì, il comune di La Maddalena lo immortalò nel proprio stemma araldico: il Leone di Caprera in piedi sullo scoglio a guardare il mare, rappresentazione delle spoglie dell’eroe che vigilano e proteggono le coste dell’Italia (“Herois cineres oras tutorque latinas” recita l’araldo).

Informazioni sulla visita al Compendio Garibaldino (orari, costi etc.)

Dopo aver visitato la casa di Garibaldi a Caprera restano da fare passeggiate e arrampicate per cercare lo scorcio più bello: su sul monte Tejalone, giù verso Cala Coticcio, la Spiaggia dei due mari o quella del Relitto, tra le fortezze di Punta Rossa o nel borgo di Stagnali. Per una sosta sono perfetti i piccoli chioschi all’ombra delle pinete che si trovano ai lati della strada principale che percorre l’isola.

Dall’alto si vedono le coste della Sardegna, verdissime e incastonate nel turchese del mare, e nelle giornate terse anche quelle della Corsica, bianche delle falesie che portano a Bonifacio. E magari qualche vela che scivola lenta tra le altre isole delle Bocche.

Si è sempre circondati dal verde e dal blu, immersi nel silenzio e in un profumo inconfondibile di Mediterraneo. Così come inconfondibile, del Mediterraneo, è ancora una volta la storia del legame tra l’uomo e la natura: l’uomo la ammira e con intelligenza la utilizza. La natura, generosa, lo ripaga.

 

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