Un punto nave: sapere dove sei per sapere dove andare

No, questo non è un post in cui Omero spiega come fare il punto nave… è un post in cui vi racconto un po’ dei miei pensieri di queste ultime settimane, pensieri scatenati, questo sì, da una frase che Omero dice sempre quando parla di rotte, punti nave e lunghe navigazioni: “Solo se sai dove sei puoi sapere dove andare.

Certo lui si riferisce alle traversate atlantiche a vela, specialmente quelle fatte con il sestante, in cui fare un punto nave era operazione lunga e difficile quanto necessaria – perché, appunto, se non sai dove sei diventa impossibile tracciare una rotta. Racconta di come si cominciasse al mattino a prendere i rilevamenti e si facessero i calcoli a penna su un foglio. Racconta di come si chiamavano per radio le navi che si incrociavano per chiedere conferma della posizione a loro, che avevano a bordo ufficiali di rotta e strumenti più sofisticati.

E mentre Omero racconta, tutti sono affascinati dal sestante e dalle navigazioni di alto mare, ma qualcuno, tra cui io, si sente risuonare in testa quella frase come qualcosa che ha da dire molto di più di quello che significa. “Solo se sai dove sei puoi sapere dove andare”.

Una rotta va tracciata anche a terra, anche nella vita. Ipotetica, tentativa, provvisoria, ma va tracciata. E se non si sa dove si è, come si fa a tracciarla? Ma come sapere dove si è lungo un percorso o su una carta di cui non conosciamo la fine ne’ i confini? Dove puntare il compasso se non esistono meridiani e paralleli?

A volte aiuta molto parlare con qualcuno che non ci conosce, a cui in poche parole dobbiamo raccontare il percorso fatto fin’ora, come se avesse un senso e una direzione. Quest’ultima cosa l’abbiamo fatta parecchio in queste settimane di silenzio blog.

Abbiamo parlato con Davide, che ci ha fatto delle domande non banali sul navigare come scelta di vita e ci ha costretto a riflettere un bel po’ prima di rispondere, nella bella intervista che è uscita sul Magazine del blog di Magellano – Magellano Magazine

Ho parlato con Marilisa – altra “donna a bordo” che ha voluto sentire il punto di vista di una donna, per scrivere per una volta la mia storia, oltre a quella di Omero, che forse sente un po’ anche come la sua… Attenti al boma

Abbiamo parlato con Alice e Matteo che tengono un blog di viaggi e ci hanno fatto tutte le domande della prima volta in barca a vela –  Il blog dei Panda

 

Ma a volte, credo, per fare un buon punto nave basta guardarsi intorno, e dentro, con onestà – cosa che il mare aiuta parecchio a fare, nelle ore in cui l’unico rumore è il vento e l’unica distrazione gli uccelli che volano intorno alla barca. Quelle lunghe ore in cui non c’è modo ne’ bisogno di pensare al passato o al futuro, perché ci accorgiamo di essere troppo piccoli per contenere anche solo un attimo di presente. Quelle ore in cui le piccolezze della terra volano lontane sottovento, insieme alle onde che chissà quale terra incontreranno per sfogare la propria violenza. Quelle ore in cui con tanto impegno e tanto sforzo ti rendi conto di aver coperto solo poche miglia, anche se ti sembra di aver fatto chissà che e allora ti viene in mente che non solo devi sapere dove sei per sapere dove andare, ma anche che una volta che hai tracciato una rotta devi avere il coraggio e la costanza di seguirla. Inutile pensare di andare un giorno in Brasile e un altro a New York, quello dopo verso Capo di Buona Speranza e poi magari tornare indietro, perché il rischio è di girare solo su se stessi. Si può scappare per un po’ dalla burrasca, mettersi alla cappa per aspettare che passi, magari anche oziare nelle soste inattese che a volte il vento ci regala, ma la rotta va tenuta, bisogna arrivare fino in fondo. Non fosse che per decidere di ripartire una volta arrivati – un nuovo punto nave, una nuova rotta.

punto nave sara al timone

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