Traversata del Tirreno a vela: da Gaeta a Palau
Il nostro bellissimo viaggio mediterraneo in questo maggio capriccioso si è concluso con la traversata del Tirreno a vela per raggiungere la nostra amata Sardegna, lungo la rotta che da Gaeta ci ha portato a Palau.
È stata una settimana di vela oserei dire perfetta, di quelle che in Mediterraneo capitano di rado, in cui abbiamo avuto la fortuna di navigare in tutte le condizioni: con il vento in poppa e al traverso, sotto la pioggia, di bolina stretta per scendere lungo la costa corsa e al lasco con un bel Maestrale teso per traversare le Bocche verso la Sardegna, e infine ci è toccata anche un po’ di bonaccia, buona per qualche tuffo e un po’ di relax…
Fondamentale per questa traversata del Tirreno a vela è stata la lettura delle carte meteo: una bassa pressione posizionata tra la Sardegna e la Sicilia dava vento buono da est/sud-est in tutto il Tirreno meridionale e da nord nel Tirreno settentrionale. La bassa pressione però era piuttosto veloce e come sempre dopo il suo passaggio ci sarebbe stato da aspettarsi vento da ovest/nord-ovest. Il comandante ha quindi deciso di mollare subito gli ormeggi da Gaeta, puntando quanto più possibile a nord, con ipotesi di atterraggio a Portovecchio in Corsica, posto ideale per prendere una bella maestralata senza soffrire troppo…
L’equipaggio arriva alla spicciolata, già sotto una pioggia leggera che conferma le previsioni meteo, sono un po’ stanchi del viaggio ma carichi, e ci mettiamo subito in mare: davanti alla prua 200 miglia per rotta diretta. Ce la faremo tutte a vela e tutte sotto la pioggia… – non so se avete mai provato 30 ore di navigazione sotto l’acqua… non sono comode :)
La notte cala presto, e si porta tutti suoi problemi: il mal di mare che comincia a farsi sentire, i rumori e i movimenti che non fanno prendere sonno. Ma di notte, soprattutto in Mediterraneo, la cosa più importante è che le guardie siano attente: il via vai di pescherecci e navi è costante e l’attenzione non può calare mai. Certo l’AIS aiuta non poco, ma nulla può sostituire del tutto l’occhio attento dell’equipaggio.
Arriva presto anche l’alba, pallida di nuvoloni carichi di pioggia. Omero si porta l’equipaggio a prua, tangona il genoa, mette le ritenute alla randa e poggia un po’ verso Porto Vecchio. I temporali si susseguono senza tregua per tutto il giorno: quando si avvicinano il vento rinforza, la Freya si abbassa sull’acqua e comincia a filare, quando passano tutto rallenta, si rolla un po’, e la pioggia scende più fitta. L’equipaggio è stato bravissimo: tutti hanno preso la pioggia incessante con filosofia, chi ha sofferto lo ha fatto in silenzio, e i turni si sono susseguiti senza problemi.
Al calare della sera siamo a circa 50 miglia dalla Corsica e come da previsioni il vento gira a nord e rinforza: via il tangone, giù due mani di randa e si poggia ancora di qualche grado. La Freya sembra un cavallo che sente l’odore di casa e si mette a correre ancora più veloce: in poche ore cominciamo a vedere le luci di terra a prua, mentre l’onda sale sulla falchetta e la scia si illumina.
L’ingresso a Portovecchio è stato meraviglioso. Nel silenzio assoluto della notte imbocchiamo il lungo fiordo a vela e la Freya dritta come un fuso scivola sicura lungo il canale di ingresso. Sempre nel silenzio diamo ancora dietro all’isolotto Ziglione, sono le 2.30 del mattino, piove ancora. La traversata del Tirreno a vela è conclusa.
È stata una bella scuola di navigazione d’altura, breve ma ricca di spunti: lettura della meteo, pianificazione della rotta, andature e accorgimenti, turni, sicurezza. Per il resto della settimana, poi, ci hanno pensato le Bocche a darci spunti per continuare a fare un po’ di scuola vela.
Dopo un giorno di riposo e asciugatura a Porto Vecchio ecco che puntuale entra il Maestrale: 10, 15, 20, 25 nodi, a volte 30. Sfiliamo veloci dal porto e facciamo conoscere le Bocche all’equipaggio: bordi sul mare piatto riparati dalla Corsica, una notte solitaria a Lavezzi con il vento che fischia tra le sartie e poi la traversata verso la Sardegna su 2 metri e mezzo abbondanti d’onda, con la Freya che sembra sapere dove tenere la prua e il comandante attento a scandire il suo perentorio (e ormai quasi mitico) “POGGIA” ogni volta che l’equipaggio si distrae al timone…
Le immagini del video vi racconteranno anche il resto della nostra traversata del Tirreno a vela: le manovre, la notte, i delfini e gli scherzi tra i ragazzi a bordo, che anche su tratte così brevi si ripete sempre la magia di perfetti sconosciuti che in poco tempo diventano un gruppo affiatato, pronto ad aiutarsi e a lavorare insieme – un equipaggio.
Bellissimo viaggio e ottimo diario di bordo :)
Posso dirvi che sono abbastanza invidioso? :)