nomi dei venti origine carta

I nomi dei venti, un po’ di storia

Articolo forse banale per i marinai, scusate, ma le persone che vengono a bordo con noi per la loro prima vacanza in barca a vela trovano la storia dell’origine dei nomi dei venti del Mediterraneo sempre affascinante e utile, e vale la pena raccontarla. Come sempre nelle cose del mare c’è di mezzo molta pratica e un po’ di storia della navigazione.

 

 

Di solito è Omero che comincia il racconto, e lo prende da lontano: parte dalle crociate, dai cavalieri templari, dalle loro navigazioni e dal dominio di Venezia sul Mediterraneo. Così si spiega perché i nomi dei venti vadano interpretati posizionandosi al centro del Mediterraneo: sull’isola di Malta, come era prassi fare nelle prime rappresentazioni cartografiche durante gli anni in cui i templari scorrazzavano per il Mediterraneo portando i pellegrini in Terra Santa e merci un po’ ovunque, o sull’isola di Zante, come si cominciò a fare verso la fine del Medioevo, quando Venezia dominava gli scambi per mare con l’oriente.

Immaginandosi quindi di essere posizionati nel Mediterraneo centrale, i nomi dei venti come li conosciamo oggi rimandano ad elementi chiari e conosciuti delle direzioni da cui spirano (perché il vento viene, la corrente va): elementi geografici, città, etc.

La Tramontana arriva da nord perché spira tra i monti, che siano le Alpi o i Balcani. Il vento di nord est, il Grecale, prende il nome dalla Grecia, che si trova a nord est rispetto a Malta. Da est, dove il sole si leva all’alba, soffia il Levante.

A sud est di Malta (o di Zante) c’è la Siria, da dove soffia lo Scirocco. Da sud arriva l’Ostro (dal latino auster, che indica il meridione) o Mezzogiorno. A sud ovest di Malta il califfato di Libia, che comprendeva anche la Tunisia e gran parte dell’Algeria, da’ il nome al Libeccio.

Da ovest, dove il sole si pone al tramonto, soffia il Ponente. E da nord ovest, direzione in cui si trova Roma, Magistra Mundi, spira il Maestrale.

nomi dei venti origine carta

 

Questi i nomi classici degli otto venti principali del Mediterraneo, rappresentati nelle più classiche rose dei venti a otto punte. Oggi questi nomi stati sostituiti nel linguaggio marino internazionale dalle ben meno poetiche, ma molto pratiche, abbreviazioni – N, NNE, NE, ENE, etc – che indicano i cosiddetti mezzi venti nella rosa a 16 punte.

Anticamente invece le cose erano ben più articolate, e le bussole nautiche riportavano rose dei venti a 32 punte, suddivise in quarte, dette anche rombi per la forma che si delineava nel disegnarle. Ogni quarta era quindi un angolo di 11,15° sulla bussola e veniva utilizzata anche come indicazione per le manovre: “accosta due quarte a dritta”, “una quarta al mascone di sinistra”, etc. Si poteva andare anche più nel dettaglio e indicare le mezze quarte le quartine (per un’ampiezza di 3°) per dare al timoniere indicazioni più precise.

Cosa che ho scoperto da poco è che a ciascuno dei 32 punti della rosa dei venti della marineria classica è associato anche il nome di un vento. Sono nomi utilizzati soprattutto in quei luoghi dove sono frequenti – la Bora in alto Adriatico, lo Zefiro in Tirreno, il Garbino nel medio Adriatico e Tirreno – e direi che nessuno di noi è più tenuto a conoscerli se non per cultura personale…

 

 

E si può andare ancora più indietro nel tempo, perché il vento è stato da sempre uno dei fenomeni che più ha affascinato l’uomo, e arrivare a scoprire i nomi dei venti utilizzati nell’antica Grecia: nella loro raffinatezza, i Greci rappresentavano i venti come semi dei, figli di Eolo, e nelle raffigurazioni di ciascun vento, come nei miti a loro associati, davano qualche indizio anche sul “carattere” di quel vento. Borea, suscettibile e tempestoso, viene rappresentato mentre rapisce la fanciulla che gli piaceva. Zefiro, che da ovest riporta le brezze tiepide di primavera, è un fanciullo coperto da un mantello fiorito. Austro che da sud porta pioggia è rappresentato con un otre pieno d’acqua in mano.

 

 

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