il sognatore di navi

Il sognatore di navi

Il freddo, i giorni pigri di natale sul divano e la Freya lontana (ahimè) fanno venir voglia di leggere, se possibile di mare. Rispolvero così un libro straordinario, scoperto qualche anno fa – “Il sognatore di navi”, di Álvaro Mutis, definito da Gabriel García Marquez “uno dei più grandi scrittori della nostra epoca, scelto da Fabrizio De Andrè come ispirazione per scrivere e cantare “Smisurata Preghiera“, l’ultima canzone del suo ultimo album, dedicata a chi viaggia in direzione ostinata e contraria. sognatore di navi

Ci sono tante, tantissime storie nei libri di Mutis: viaggi per mare dall’Olanda al Medio Oriente, avventure nelle selve sudamericane e lungo la cordigliera, incontri nelle atmosfere opache dei bar dei porti, racconti di illusioni e desideri impossibili, le vite dei “servi disobbedienti alle leggi del branco“, le loro navi e le loro rotte. C’è l’atmosfera del viaggio avventuroso, un po’ sporco e maledetto, c’è quella tristezza inconfondibile e fatalista degli scrittori sudamericani, ci sono amanti e contrabbandieri. Ma ci sono soprattutto due personaggi favolosi – marinai erranti, alla ricerca.

Il personaggio di Mutis per eccellenza è Maqroll il Gabbiere: sugli antichi velieri i gabbieri erano i marinai addetti alle vele di gabbia, le più alte sugli alberi delle navi, ed erano quindi quelli che vedevano per primi qualunque cosa fosse all’orizzonte, buona o cattiva. Maqroll è un personaggio straordinario – sembra portare già nel nome un presagio e un fascino doloroso, nessuno sa da dove venga o cosa facesse prima di fare il marinaio e nemmeno a lui sembra importare molto. Quello che è certo è che non poteva che essere un marinaio: è un donnaiolo avventuriero che galleggia sulla superficie della vita senza darsi pensieri morali, non ha casa, è un vagabondo. Maqroll  viaggia tra i porti dell’Amazzonia e del Baltico, tra il Pireo e l’Olanda, vaga pur sapendo che le sue peregrinazioni non lo porteranno a nulla, ma resta fedele alla sua scelta di vagare, contando su una “speranza vana e precaria, ma comunque una speranza”.

Il gabbiere è un personaggio pieno di fascino (e infatti in tanti si innamorano di lui), ma io sono innamorata, in senso letterario, del suo alter ego, Abdul Bashur, il sognatore di navi – amico inseparabile che insieme a Maqroll si imbarca in tutti i porti del mondo su navi che stanno a galla per miracolo, quasi la metafora di una resistenza: a Marsiglia un tramp steamer, a Vancouver un cargo riadattato al trasporto di pellegrini alla Mecca, in sudamerica una chiatta che risale i fiumi della giungla.

Abdul, al contrario di Maqroll, ha una speranza incrollabile e precisa: lui cerca e insegue la nave perfetta, quella che abbia tutte le caratteristiche da lui immaginate. Un sogno di passione e di eleganza, che in realtà è lui stesso a boicottare: quando trova la nave dei suoi sogni fa sempre in modo di arrivare troppo tardi all’affare o di trovare qualcosa che non quadra nella vendita, pur di continuare a cercare. Abdul è un uomo intelligente, anche bello forse, capace di stare con la gente, ma sacrifica ogni opportunità a questa eterna ricerca. Va avanti così, coltivando qualcosa che esiste solo nella sua immaginazione, facendo lavori che servono solo a riempire il tempo tra una possibile nave perfetta e l’altra.

Maqroll e Abdul sono entrambi mossi quindi da un sogno. Uno ha una forma e un nome, l’altro è solo un’idea, entrambi sono irrealizzabili, sono l’immagine della “disperanza”. Ma anche i sogni che non si realizzano hanno un ruolo importante nella vita: per continuare a inseguirli ci muoviamo, rischiamo, proviamo, tentiamo,”evitando persino il più umile ancoraggio e rifiutando ogni sponda. Per realizzarli, o per non realizzarli, scegliamo tra le strade e le opportunità che ci vengono messe davanti.

Ecco Maqroll e Abdul che parlano proprio dei sogni che non si realizzano sul finale de “Il sognatore di navi”:

Maqroll “Mi chiedo cosa potrà succederle ora, di ritorno dagli incerti e nefandi territori dove ho creduto che sarebbe affondato per sempre. Che cosa accadrebbe, dico, se all’improvviso le apparisse la nave che ha sognato per tutta la vita?

Abdul ” […] Riguardo alla faccenda della nave su cui mi sono sempre fatto illusioni, allora, va bene, lasci che glielo dica: sì, andrei a cercarla e cercherei di comprarla perché sento che è qualcosa che devo a me stesso. Ma se questo non accadesse e la nave non apparisse mai, sarebbe lo stesso. Ormai ho imparato e mi sono adeguato a far derivare dai sogni che si non avverano mai solide ragioni per continuare a vivere. Certamente, Maqroll, lei in questo è maestro. Cosa le vado a raccontare, per Dio. Il mio tramp steamer ideale non è meno illusorio delle sue segherie dello Xurandò o delle sue pescherie in Alaska.”

Maqroll “In realtà, ha ragione. Credo che entrambi sappiamo sempre in anticipo che la meta, alla cui ricerca ci lanciamo senza misurare ostacoli né temere pericoli, è del tutto irraggiungibile. È quello che una volta ho detto della carovana. Vediamo se mi ricordo: «Una carovana non simbolizza né rappresenta alcuna cosa. Il nostro errore consiste nel pensare che vada da qualche parte o provenga da qualche altra. La carovana esaurisce il suo significato nel suo stesso spostarsi. Lo sanno gli animali che ne fanno parte, lo ignorano i carovanieri. Sarà sempre così»

Abdul ” Non posso aggiungere nulla. Impossibile dirlo meglio. Non so, allora, perché ne stiamo ancora parlando“.

Non posso consigliarvi uno solo dei libri di Mutis. Posso consigliarvi di leggerne alcuni, e di cominciare da uno dei libri dedicati a Maqroll. Poi sceglierete voi chi innamoravi: di Maqroll,  di Abdul Bashur, o di Ilona, la donna che doveva necessariamente legare le vite dei due personaggi.