Lavori a bordo: restauro della coperta in teak (con video)
Quest’inverno abbiamo deciso di affrontare il restauro della coperta in teak della Freya: lavoro necessario dopo più di 10 anni, tante miglia e tanto, tanto mare… L’abbiamo affrontato a modo nostro, secondo i nostri bisogni e le nostre capacità, quindi come al solito nessuna pretesa di avere le risposte a tutto ne’ di insegnare niente a nessuno, ma speriamo che quello che abbiamo imparato da questo lavoro possa essere utile a qualcuno.
Coperta in gelcoat, teak vero o teak sintetico?
Facciamo un passo indietro: la coperta della Freya è stata realizzata circa 10 anni fa, con doghe di 10 millimetri di spessore, belle lunghe e slanciate senza interruzioni lungo i passavanti. Una bellissima coperta in teak, quindi, che su una barca che percorre meno miglia e si prende meno mare sarebbe durata ben più a lungo. Ma la Freya e il suo comandante non si risparmiano… e il mare e il sole negli anni hanno fatto il loro lavoro di scavare, consumare e logorare.
La situazione che ci siamo trovati davanti era quindi quella di doghe di teak con spessore ancora buono, anche se ridotto in alcuni punti (specialmente all’estrema prua), ma una gommatura ormai non più sufficiente a garantire la tenuta dalle infiltrazioni. Con gli anni infatti la gomma dei comenti tende a non fare più una presa perfetta sulle doghe, e siccome l’acqua è fina riesce ad infiltrarsi anche nelle fessure più microscopiche.
A questo punto le opzioni che avevamo davanti erano diverse: rifare interamente la coperta in teak vero, rifarla in gelcoat o in teak sintetico, oppure procedere con il restauro della coperta in teak esistente.
La soluzione della coperta in gelcoat è sicuramente la più veloce, economica e anche funzionale, ma la Freya si è rifiutata perché è vanitosa e ci tiene ad avere un certo stile :)
Abbiamo valutato attentamente il teak sintetico, che ha sicuramente moltissimi vantaggi rispetto al legno, ma anche se pare che ormai sia superata la questione del calore e, con l’incollaggio sotto vuoto, anche quella della tenuta nel tempo, il nostro teak era ancora troppo bello per non essere preferito al sintetico. Rifare tutto da capo sarebbe stato però troppo lungo, troppo costoso e in buona misura anche prematuro. Non restava allora che procedere con il restauro della coperta in teak.
Restauro della coperta in teak
Il restauro della coperta è stato un lavoro faticoso, perché deve essere fatto con grande precisione e come al solito nella scomodità. Gran parte del tempo, comunque, Omero l’ha impiegato a cercare e a costruire gli attrezzi adatti e una volta affinato il metodo non ci è voluto poi molto: circa 2 settimane per pulire i comenti e incollare le doghe, una giornata di lavoro in due per stendere la gomma, qualche settimana per lasciarla riposare e un paio di giornate di lavoro per rifilare la gomma in eccesso. Nel video si vedono tutte le fasi del lavoro e gli attrezzi usati, che comunque vi raccontiamo berevemente.
Per ripulire i comenti da qualsiasi traccia di gomma senza allargarli troppo Omero ha usato una fresa con una lama leggermente più larga della misura dei comenti esistenti (5mm invece di 4mm). Ha usato una striscia di compensato lunga 3-4 metri fissata con dei chiodini al teak come guida per fresare dentro al comento con precisione, e soprattutto per andare dritto.
Attenzione – usare una fresa è più facile se, come nel nostro caso, le doghe sono incollate alla coperta e non fissate con viti o chiodi che rischiano di deviare la fresatura e rovinare la lama.
Senza il supporto della gomma si è visto bene che alcune doghe di teak stavano cominciando a scollarsi dalla coperta, quindi le abbiamo incollate di nuovo con resina epossidica, usando dove necessario una siringa da cavallo per iniettarla senza sollevare troppo le doghe.
La scelta della gomma è un altro aspetto importante: in tanti anni di sole caraibico abbiamo visto che alcune con il tempo tendono a sciogliersi e a rilasciare del nero. Omero quindi ha scelto di utilizzare ancora una gomma bi-componente, sicuramente un po’ più laboriosa da preparare e da stendere, ma più affidabile nel tempo. Nel video si vedono le diverse fasi di stesura del primer, preparazione della gomma, pulizia del tubo della pistola ad ogni riempimento (molto importante) e stesura della gomma. E si vede anche Nando, marinaio di Omero della prima ora (c’era ancora l’Hélène), così come Michele – dopo quasi 30 anni ancora amici e uomini di mare, entrambi ben felici di dare una mano per i lavori.
Abbiamo lasciato asciugare e tirare la gomma per qualche settimana, poi con un attrezzo multifunzione usato con una lama a scalpello Omero ha rifilato la gomma in eccesso e infine con una levigatrice ha carteggiato leggermente tutta la coperta.
Il comandante è soddisfatto del risultato, e riassume così alcune delle cose principali che abbiamo imparato:
Se fate la coperta in teak vero, fatela di 12 millimetri almeno. Un attrezzo fondamentale per i lavori di restauro della coperta in teak sono le ginocchiere… Altra cosa fondamentale è una buona copertura della barca (o il rimessaggio al coperto), perché se si deve combattere anche con pioggia e umidità non si finisce più. E come sempre, sono molto importanti gli amici.