Un’altra traversata

…e io sono già arrivata a Parigi… La stanchezza ha avuto la meglio sul seggiolino scomodo e sulla mia paura di volare: sono crollata di sonno subito dopo il decollo da Fort-de-France, e mi sono svegliata… alle Azzorre. Sullo schermo la figurina dell’aereo stava passando sopra Faial, e non ho potuto trattenere un sorriso. Quattro ore (dormendo), altro che venti giorni (faticando)…

Mi sono immaginata le centinaia di aerei che ogni giorno fanno avanti e indietro dall’Atlantico, le migliaia di persone che “traversano”, con qualche centinaio di euro e poche ore di volo. Mentre i nostri marinai sono lì che se lo conquistano miglio dopo miglio, onda dopo onda, in un viaggio apparentemente senza senso. 

Forse si può intuire la voglia di sfidare se stessi, di mettersi alla prova, di fare un’esperienza forte. Ma chi non ama la vela o non l’ha provata almeno una volta non potrà mai capire fino in fondo la bellezza di un viaggio a vela, l’esperienza di navigazione in oceano – la ricerca che accomuna persone così diverse. Vedere la barca che risale il vento e l’onda, ascoltare l’acqua che scorre lungo le murate, sentire la Freya che prende velocità, trovare la semplicità e l’essenzialità di ogni movimento e di ogni gesto.

Solo la sensazione dell’arrivo da’ un’idea dell’enorme differenza che c’è tra l’affrontare un viaggio a vela rispetto ai mezzi più veloci. Quando si naviga a vela la terra è una conquista, agognata, desiderata, eppure sempre un po’ temuta. Si avvicina piano, da quando la si vede a quando la si tocca passano delle ore, si ha tutto il tempo di abituarsi all’idea. Il fuso orario si è smaltito nei giorni, così come il cambio di temperatura.

Sputati fuori da un aereo, invece, subito 20 gradi di differenza nella temperatura, gli occhi gonfi per le poche ore di sonno, e una sensazione di spaesamento che si fa più insistente ogni minuto. La Freya è là in mare, che ci faccio io qua? Mi è venuto il raffreddore istantaneo, ma non è il freddo – è la polvere, l’aria di città. Le scarpe… le scarpe, dopo sei mesi… La sacca, lo zaino, la borsa – appendici scomodissime che di solito è la barca a portare per me… In poche ore, sono in un’altra vita.

Lo so, non ve ne importa molto del mio spaesamento da rientro in Europa dopo mesi di Caraibi… vorreste notizie dalla Freya. Anch’io le vorrei, ma è ancora notte là in oceano, hanno ancora la costa sottovento e sono sicuramente troppo impegnati per mandare notizie. Ci vorrà ancora qualche ora di pazienza per il primo aggiornamento da bordo… Intanto mi prendo un caffè.