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Dalla Sardegna alle Baleari, 500 miglia in Mediterraneo

La stagione è finita davvero in fretta quest’anno, e quasi senza che ce ne accorgessimo è arrivato il tempo di salpare dalla Sardegna alle Baleari, cominciando la lunga navigazione verso Ovest che ci porterà fino ai Caraibi. Saluti in banchina, qualcuno addirittura direttamente in mare, veloci, come si fa tra marinai, che tanto prima o poi ci si rivede sempre. Questa volta con qualche abbraccio in più, tutto per me, che volentieri mi sono presa e mi porterò di là dall’Oceano.

È cominciata subito la lunga rotta della Freya perché, come dice il comandante, “la banchina è pericolosa, si rischia di non lasciarla mai”.

E la banchina l’abbiamo lasciata subito non solo perché è pericolosa, ma anche perché, nella migliore tradizione della navigazione in Mediterraneo, il rischio del vento contro è alto, e allora meglio approfittare di ogni momento buono.  Il Mediterraneo, il “mare in mezzo alle terre”, è così: proprio le sue tante isole, così belle da scoprire e da vivere, creano le condizioni per una navigazione a volte impegnativa, con i venti che cambiano direzione e rinforzano nei canali e sotto costa e con il mare che si alza ripido anche con poco vento.

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Dalla Sardegna a Minorca

Navigando dalla Sardegna alle Baleari la prima grande incognita è il Golfo del Leone, bestia nera di tutti i naviganti. Stavolta siamo stati fortunati, e siamo passati alla chetichella giusto in tempo prima che arrivasse un forza 8 da Nord Ovest, con relative onde da 5-6 metri. L’equipaggio del trasferimento dalla Sardegna alle Baleari ha accettato di buon grado la “sfida”: neofiti e non hanno vissuto in pieno l’emozione della loro prima notte in navigazione fino a Stintino, dei primi turni di notte e delle luci così difficili da distinguere, e infine l’emozione del mare aperto sulla rotta verso Minorca, che è apparsa all’orizzonte alle prime luci della mattina, con le sue acque verdi e limpide, le sue scogliere a picco sul mare e le sue antiche torri di guardia.

isla colon minorca

Soprattutto Minorca ci ha regalato un buon vento da Sud, perfetto per l’arrivo a Mahon a vela, bellissimo per tutti: per Omero che come al solito gode nel sentire la Freya nel vento, per i velisti a bordo che si sono divertiti a timonarla, per i neofiti che per la prima volta hanno provato l’ebrezza di una bella bolina a tutta vela. E per me, fan sfegatata dei romanzi di O’Brian, che nonostante l’armo Marconi e la bolina stretta mi sono davvero sentita per un’oretta a bordo della Sophie, il Primo Comando del comandante Jack Aubrey, che rientra trionfale nel porto di Mahon portandosi dietro la mitica Cacafuego sconfitta.

dalla sardegna alle baleari mahon minorca

E aldilà della bellezza di Maò, tutta l’isola di Minorca è davvero affascinante: le coste ripide del nord battute dal Maestrale (e senza neppure un ridosso!), i paesini tranquilli sul mare (bellissimo Fornells), i fiordi profondi che si allungano dentro baie dalla bellezza selvaggia, ancora poco edificate e tenute davvero con riguardo dalle autorità anche dal punto di vista del turismo nautico (leggi: boe obbligatorie praticamente ovunque).

Minorca è stata per molti anni una delle più importanti basi navali inglesi nel Mediterraneo: con la sua posizione strategica sulle rotte tra la Francia e il Nord Africa, l’isola è stata ambita e attaccata nei millenni praticamente da tutte le popolazioni mediterranee, e le fortificazioni imponenti che ancora oggi dominano il fiordo di Mahon ne sono testimonianza. I Romani, i Bizantini, i Visigoti, i Mori – tutti hanno invaso Minorca, per poi lasciare il campo alle infinite battaglie tra Spagnoli, Inglesi e Francesi. E non ci sono solo i bastioni e le rocche a ricordare le battaglie. Come testimonianza del proprio dominio gli Inglesi hanno lasciato una strada tutt’ora utilizzata che collega Mahon a Ciutadela, e i Francesi hanno lasciato un ricordo ancora più indelebile: una salsa a base di alioli chiamata mahonesa, che oggi tutti conosciamo come maionese.

Le Baleari: Maiorca, Cabrera, Ibiza e Formentera

Lasciata la bella Minorca, abbiamo raggiunto Maiorca con una navigazione non proprio delle più piacevoli, con onda e vento contro, ma per fortuna abbastanza breve… Maiorca è un’isola molto più grande di Minorca, e anche molto più sfruttata ed edificata, ma si trovano ancora piccoli porti tranquilli (Port Colom e Porto Petro sono i nostri preferiti) e baie strepitose fatte di rocce e acqua turchese dove passare dei bei pomeriggi. Palma di Maiorca, che tocchiamo durante la traversata di rientro dai Caraibi, è davvero bellissima e meriterebbe sempre una visita, ma avrebbe richiesto una deviazione troppo lunga dalla rotta verso Sud che ci ha portato nella nostra preferita delle Isole Baleari, Cabrera.

La giornata della navigazione verso Cabrera ci è sembrata perfetta fin dal risveglio: un bel vento da Nord Ovest, la Freya a tutta vela sul mare calmo e perfino i delfini che sono venuti a giocare con la nostra prua. Cabrera ce la siamo conquistata bordeggiando, per trovare pace nel suo favoloso “porto”: una baia larga, silenziosa e tranquilla, protetta dalle alte montagne dell’isola, con un piccolo molo e un bar che somiglia ancora tanto al vecchio spaccio militare.

baleari cabrera

Il passato di Cabrera è infatti legato alla piccola guarnigione militare che fu insediata sull’isola all’inizio del 1900 (e che è tutt’ora presente): per anni alle imbarcazioni è stato proibito di avvicinarsi, e ancora oggi l’accesso è limitato dal numero di boe (circa una cinquantina) – Cabrera è un parco dal 1991, dare áncora è proibito, e si entra solo con la prenotazione della boa fatta via internet. A Cabrera il tempo è davvero fermo: la sua baia, così ben ridossata da tutti i venti, sembra essere frequentata solo da chi cerca pace e lentezza. Non si può fare altro che nuotare, fare lunghe passeggiate fino al faro o al castello, o al massimo prendere una birra nella veranda da vecchio west del bar. Intorno solo altri naviganti, qualche militare, i guardiani del parco e il  piccolo pincher che gira indisturbato annusando tutti.

Cabrera è una di quelle isole che non lasceresti mai… Ma bisogna andare avanti… Il comandante ha deciso di navigare di notte, una notte calda e tranquilla con vento da Sud, per raggiungere le due Baleari più conosciute, Formentera e Ibiza. Molto frequentate anche a settembre, un po’ modaiole, con musica e cocktail a gogo giorno e notte non sono certo il genere di isole che preferiamo, ma un po’ di quiete, con un po’ di fortuna, la si può trovare anche qui.

E perdersi per un paio di giorni tra la strana fauna che le popola – nudisti, hippy, “animali da discoteca”, ballerine – non è poi così male. A Formentera abbiamo trovato ridosso sul versante orientale di Es Spalmador, una spiaggia oggettivamente bellissima: io e Omero ci siamo addirittura spinti a fare il bagno dalla spiaggia invece che dalla barca, cosa più unica che rara…

Ancora poche miglia per finire a Ibiza, ormeggiati proprio sotto la bellissima città vecchia di Eivissa, sempre una bella sorpresa per tutti. Superato il traffico della parte bassa della città (clacson e odori sono davvero insopportabili quando si arriva dal mare…) è d’obbligo una passeggiata nel vecchio centro storico, fatto di viuzze strette, bastioni e scorci straordinari. Saremmo rimasti volentieri qualche giorno in più a perderci tra quelle calli, ma per una volta il Mediterraneo ha deciso di darci vento e mare a favore, e di nuovo abbiamo lasciato subito la banchina. Io, Omero e la Freya da soli, verso il Mare di Alboran.