L’isola di Budelli: spiaggia rosa, deserto rosso

Che l’isola di Budelli sia un patrimonio di bellezza straordinaria è qualcosa che tutti sanno. Ma solo chi l’ha vista di sera, di notte, all’alba, nelle giornate di bonaccia e in quelle di vento forte sa quanto questa sua bellezza sia potente. La sensazione che i colori dell’isola di Budelli riescono a regalare è qualcosa di fisico, una magia che io vedo ripetersi ogni settimana, con ogni equipaggio: chi per la prima volta (e non solo) la vede rimane come stregato dall’intensità del rosa dei suoi tramonti, dalla trasparenza turchese del suo mare, dalle sfumature che illuminano il granito di sera.

Ogni settimana vedo gli sguardi di chi è a bordo, incredulo che ci sia così tanta bellezza intorno a lui, il tentativo di non perderne nemmeno un briciolo, muovendosi verso prua per vedere il tramonto, poi a poppa per la luna che sorge, per poi abbandonarsi alla sensazione davvero magica che, sì, esiste un posto così bello, che è lì per tutti, e che non si deve fare altro che guardarlo per stare bene.

Isola di Budelli: Spiaggia Rosa, Deserto Rosso

E siccome solo l’arte, a volte, riesce a far rivivere le stesse sensazioni della natura imitandone la bellezza, non è strano che i colori magici dell’isola di Budelli abbiano ispirato la sensibilità straordinaria di Michelangelo Antonioni, regista-poeta, che la scelse per ambientarci la scena di una favola a colori.

Il film con la scena ambientata a Budelli è Deserto Rosso, il primo film a colori di Antonioni, colori che sono però soprattutto i grigi disumani di una provincia altrettanto disumana e asfissiante, in cui si svolgono le vite ansiose e dolorose di un’umanità che si scontra con l’inutilità del “benessere” che sta creando. In tutto il film solo una scena è diversa – serena, positiva, solare – quella in cui la meravigliosa Monica Vitti, Giuliana, racconta al figlio la favola di una bambina che viveva in un’isola, l’isola di Budelli:  “C’era una bambina che viveva in un’isola. A stare coi grandi si annoiava, e poi le facevano paura.”

La bambina ovviamente viveva sulla spiaggia rosa, circondata di purezza e di magia, in una dimensione di libertà infinita, lontana dal mondo e da tutti, incarnando il profondo desiderio di libertà di Giuliana. E dove si parla di libertà non può mancare una barca a vela, anzi, un veliero: quello che compare nella scena del film è “un vero veliero, uno di quelli che avevano attraversato i mari di tutto il mondo. E chissà, forse anche fuori dal mondo.” 

Potrei raccontarvi molte altre cose dell’isola di Budelli: del motivo per cui la spiaggia è rosa, della lunga e complicata storia della proprietà dell’isola, di Mauro il guardiano, delle sue rade più belle, del tema delicato della sua protezione e salvaguardia. Ma per tutto questo le parole da scrivere sarebbero troppe, e comunque non basterebbero. Dovete venire a vederla di persona, sentire il canto di Budelli, come quello che incuriosisce la bambina di Deserto Rosso, e farvi la vostra idea.

Solo immergendosi nella magia e nella forza di questi colori ci si rende conto che la bellezza di Budelli è straordinaria e deve essere preservata, perché se lo merita e perché è qualcosa di prezioso per l’anima e per il mondo, come nella storia di Giuliana. E perché la bellezza, come l’arte, è lì per tutti, e non si deve fare altro che guardarla per stare bene.