cala conneri spargi

Spargi: un’isola di mare turchese con una lunga storia

Di Spargi conosciamo bene le cale, le spiagge e le rocce di forme incredibili che si affacciano sull’acqua turchese del suo mare. Ma ci sono anche belle (e insolite) storie da scoprire su Spargi, una delle isole cosiddette minori dell’arcipelago più amata da chi qui vive tutto l’anno.

Che il mare e le spiagge siano incredibilmente belle lo sa chiunque ci sia passato: cala Corsara, cala Conneri, cala Granara, cala Ferrigno sono le più famose e frequentate (sia perché bellissime, sia perché ridossate dal vento di ponente), ma l’isola di Spargi è un susseguirsi di spiagge e anfratti spesso rocciosi, raggiungibili solo a nuoto o con piccoli gommoni che regalano una tavolozza di blu e verde davvero emozionate e incredibili paesaggi di granito scavato dal vento e dall’acqua.

 

La storia di Spargi sopra e sotto il mare

Ma a Spargi vale la pena soffermarsi, per trovare le tracce della sua lunga storia, che comincia con la navigazione in epoca romana e finisce con un autoproclamato conte di Spargi (e in mezzo c’è anche un re).

I resti della nave da carico romana che è affondata sugli scogli di Spargi (Nymphaea per i romani) intorno al 100 avanti Cristo furono individuati per la prima volta nel 1939 da un palombaro, indirizzato dai pescatori della zona ad immergersi sulla secca Corsara. Una breve immersione per trovare il relitto e portare a galla una piccola parte del suo carico prezioso di anfore e oggetti vari di epoca romana, ancora conservati dal mare. Solo vent’anni dopo il giornalista Gianni Roghi, appassionato subacqueo, si immerse di nuovo per ritrovare la nave, stavolta con intento scientifico, e portò nell’impresa anche il direttore del Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina, Nino Lamboglia, dando vita ad una vera e propria spedizione di ricerca sottomarina.

ricostruzione nave romana SpargiVennero fotografati i fondali, individuati il fasciame e la chiglia della nave, la prua, e ovviamente ritrovati centinaia di reperti tra anfore, vasi e altre ceramiche. Ma alla seconda immersione il panorama era cambiato: il relitto era stato completamente saccheggiato, il campo di ricerca distrutto, e tutto ciò che restava era qualche anfora distrutta. Al Museo Archeologico Navale “Nino Lamboglia” di La Maddalena sono esposti i pochi resti sopravvissuti al saccheggio (che pare essere stato peggiore del naufragio), portato a termine senza rispetto da qualche contrabbandiere.

Il re di Spargi

Ma non sono loro i banditi più famosi di Spargi. È Nino Beretta ad essere passato alla storia come un bandito in fuga dalla legge che decise di nascondersi a Spargi e poi, una volta dichiarato innocente e riabilitato, di restarci con famiglia, mucche, capre, maiali, orto, vigneto, famiglia e in grazia di Dio. La storia di Nino Beretta è in realtà molto più complessa, e credo che venga raccontata così perché la storia di un bandito che riesce a nascondersi per anni in un’isola ha sicuramente un suo fascino… In realtà pare che Nino Beretta, maddalenino forse di origine corsa, a Spargi ci passasse già molto tempo all’anno, pascolando mucche e capre, quando nel 1866 fu accusato dalla famiglia Webber, di origine britannica ma stabilitasi a Maddalena qualche anno prima, di aver appiccato un incendio alla pineta della loro villa.

villa webber spargiIn lite da anni per questioni di confini di terreni, le due famiglie non si vedevano di buon occhio, e quando spuntò fuori un testimone che accusava Nino e il figlio, sembra che davvero Spargi abbia offerto rifugio a Nino Beretta. Che però non si limitò a latitare, ma lavorò di fino per costruirsi una difesa solida e screditare il testimone, fino ad essere giudicato innocente nel 1869. A quel punto, ormai settantenne, fece ritorno a Spargi di cui, diceva, si sentiva il re, per restare in famiglia, tra i propri campi e i propri animali. Forse non era un re, ma vivere da soli a Spargi, circondati dalla natura e dagli affetti, potrebbe addirittura essere meglio della nobiltà.

I fortini e il conte di Spargi

La storia di Spargi dalla fine 1700 in poi si lega a quella della Regia Marina Sarda e della Marina Militare Italiana, che in arcipelago hanno trovato una base strategica ideale per il Mediterraneo. Sono moltissime le strutture costruite negli anni ormai in disuso che si vedono sulle isole – fortificazioni, batterie, forti, artiglierie. Una di queste, il fortino militare di cala Corsara, è stato per molti anni la “casa” di Giovanni Catogno, detto Rampazzo, autoproclamato conte di Spargi.

Risistemata qualche stanza del fortilizio Giovanni si arrangiava con i turisti, pescava, cucinava, metteva in scena il proprio personaggio, definito folcloristico e surreale da chi lo conosceva, dichiarando di essere il proprietario di Spargi e di averne acquisito la proprietà per diritto. Giovanni da Spargi fu allontanato, lasciandola di nuovo disabitata, almeno finché non arrivano i turisti in estate…