Caro Mario
Caro Mario,
Ti voglio ricordare come ti ho conosciuto vent’anni fa, schivo marinaio del porto di Palau, di poche parole, accogliente anche senza dire nulla, con un rispetto enorme per il mare e per i marinai. Il primo ricordo che ho di te è il tuo gommone sulla mia prua, ogni volta che il ponente picchiava forte, per spingermi dentro l’ormeggio, trovando sempre un posto per la mia barca, dandomi il benvenuto con un cenno del capo.
Un posto me lo trovavi sempre perchè avevi rispetto di chi naviga, avevi rispetto del mare e della gente che va per mare, e con quel gesto silenzioso dimostravi molto di più di tanti che parlano parlano parlano… E io ti portavo sempre le tue Diana blu.
Dovevamo vederci oggi, avevi detto che saresti venuto a fare un giro a Palau per salutarmi. La notizia della tua scomparsa mi ha gelato il sangue.
Ciao Mario, che la terra ti sia lieve.
Omero
Ricordo ancora un giorno di settembre di 18 anni fa. All’ancora davanti al porto, come sempre, attendendo la possibilità di lasciare il mio guscio a Palau per l’inverno. Già il terzo anno che ripetevo tentativo senza fortuna. Palau, sempre piena! Ma io e i miei 24 anni di allora, non mollavo e tentavo. Ormai convinto di dovercene tornare a Sanremo anche per questo inverno e preoccupato dalla sventolata in arrivo, mi appresto a ripartire. Vedo arrivare un gommone del porto. A bordo una sigaretta che nascondeva un signore magrissimo, con la pelle bruciata dal sole, ogni ruga sembrava ricordare ogni nodo che aveva fatto lungo la sua vita vicino al mare. Un viso disegnato apposta per contenere la sigaretta onnipresente. Mi dice una! parola: “Vieni”. Io intendo, salpo ancora, entro. La manovra, insolitario, più facile della mia vita. Grazie a Mario che con quel gommone, quella cima di richiamo, e quel fuoribordo sarebbe stato capace di spostare un Perini Navi. Mi dice “Chiudi tutto e torna tra un mese”. Io lo guardo con la faccia interlocutoria e subito dopo comprendo tutto. Grazie Marieddu, da allora mai me ne sono andato veramente da lì, grazie Marieddu di come stringevi la mano, una mano stranamente grande e forte rispetto al tuo corpo esile. Grazie per i tuoi sguardi mai severi dietro le fessure delle palpebre meglio di qualsiasi lente polarizzata. Grazie per costituire anche tu una parte della mia passione per il mare. Naviga bene, e quando arrivo, aiutami a ormeggiare…
Mi commuovi Riccardo. Marietto aveva smesso di fumare, ma penso che gli porterò comunque un pacchetto di sigarette, prima di partire, adesso può ricominciare.