andar per mare barchetta blu

Andar per mare e “andar per terra”

Qualche sera fa ho fatto una lunga chiacchierata con due amici, uno vecchio e uno nuovo. Ho parlato a lungo dell’andar per mare, a loro che sono poco marini per estrazione: i modi, la sapienza, la pazienza, la ricerca, l’essenza, la lentezza. Era una serata dedicata solo al parlarsi, per tirare veramente fuori dalla mente e dal cuore le idee che vorremmo prendessero spazio nella nostra vita, e abbiamo parlato senza alcun timore dei giudizi. Proprio come si può fare in alto mare…

Pazientemente, gli amici mi hanno ascoltato, e capito, direi, se al mio “andar per mare” hanno voluto affiancare la loro idea di “andar per terra”, fatta di ricerca di storie e percorsi poco comuni, ripercorrendo le rotte terrestri di personaggi meno famosi dei grandi navigatori ma non meno avventurosi, per tirare fuori dalle strade e dagli incontri l’essenza di un territorio che in pochi conoscono. Sono sicura che presto tornerò a scrivere del loro progetto, e per scaramanzia non mi dilungo adesso. Ma la loro idea di andar per terra mi ha accompagnata nello scorso week end, in cui io e Omero abbiamo deciso, per una volta, di non andar per mare.

Le scoperte in terraferma

Noi tanto lontani dall’acqua non ci sappiamo stare, però, e abbiamo deciso di provare acque diverse: il lago di Garda prima e il fiume Mincio poi. Al Garda Omero è molto affezionato, è lì che ha provato una barca a vela per la prima volta, un Vaurien che gli aveva regalato un pescatore e che aveva rimesso a posto insieme a qualche amico. Quante volte mi ha raccontato la storia del Peler, dell’Ander e della Ora, i venti tipici del lago di Garda, che gli hanno subito fatto capire chi è che comanda… Il borgo di Lazise, irriconoscibile da quei tempi, oltre 30 anni fa, è oggi un gioiellino di paese, con una fantastica passeggiata lungo lago e paesaggi magnifici. Volendo dirvi tutta la verità, però, abbiamo resistito un solo giorno…

La mattina della domenica ci siamo ritrovati a guardarci in faccia e a chiederci “chissà come sta la Freya” :) Ma non solo. Ci siamo ritrovati a sorridere perché ci è venuta spontanea la domanda che in tanti ci fanno quando si avvicinano all’idea delle vacanze in barca a vela: “ma cosa si fa tutto il giorno in barca?” – solo che noi ci siamo ovviamente chiesti “ma cosa si fa tutto il giorno a terra?”. Strano rovesciamento di parti, che aiuta a capire molte cose…

 

E allora abbiamo ripreso la via di casa, fermandoci però lungo la strada in un altro gioiellino di paese, che alcuni ospiti mantovani avevano fatto conoscere a Omero qualche anno fa: Borghetto, un paesino antichissimo e incredibile proprio sulle rive del fiume Mincio, in cui ogni angolo è un mulino o una terrazza e l’acqua è parte del paesaggio e dell’architettura al pari della terra. Anche qui però la poesia della passeggiata (davvero meravigliosa) tra i mulini e i cigni è stata rotta dalla tanta gente, dalla ricerca del parcheggio, dalla fretta di trovare una trattoria prima che le cucine chiudessero.

Andar per mare anche in terraferma

Il primo pensiero che abbiamo avuto io e Omero è che noi non siamo più abituati a certe cose perché di solito abbiamo la nostra casa con noi: quando ci viene fame mangiamo, quando ci viene sonno dormiamo, quando ci serve qualcosa non è mai a più di 15 metri di distanza, non dobbiamo preparare borse, borsoni, cercare parcheggi. E non siamo abituati ad avere intorno così tanta gente.

Ma ripensando ai miei amici e al loro “andar per terra” ho capito che la differenza, come in molte altre cose, è una: il tempo. Il “segreto”, mi pare, è riuscire a vivere in una dimensione di lentezza che nell’andar per mare è più semplice recuperare, forse perché si è più liberi dai condizionamenti (soprattutto quelli dell’orologio), ma che, se si è bravi, si può portare anche a terra…

Quando ho cominciato a fare yoga, uno dei miei insegnanti diceva sempre: “È facile stare concentrati sul tappetino, in classe. Il vero yoga comincia quando uscite da qui, e dovete ricordarvi di sorridere, respirare e stare rilassati anche in mezzo al traffico e alla confusione”. Così è anche per il vivere lentamente, che in barca viene tanto naturale: è “facile” (molto tra virgolette!) essere marinai quando si va per mare, ma bisognerebbe cercare di esserlo anche quando si va per terra.