Lupi di mare
Non potendo navigare sul serio oggi si naviga sul web*. Omero cerca poliuretano, cime e materiale elettrico, io cerco storie – a ciascuno il suo… La storia che racconto oggi la seguo da un po’, ed è bella non solo da leggere, ma anche da guardare. Lupi di mare è il nome molto azzeccato del progetto fotografico di un ragazzo, Christian Stemper, che dal 2010 fotografa gli ultimi pescatori di Paros e le loro barche di legno colorate.
Una vera e propria razza in via di estinzione, tanto che delle barche fotografate la metà già non esiste più: distrutte, abbandonate, o vendute ai turisti. Lavoraccio, quello del pescatore, nessuno vuole più farlo e la tradizione millenaria della pesca a Paros rischia di estinguersi con questi ultimi uomini.
Fotografati da vicino i pescatori svelano il loro segreto: sorridono, i volti segnati dal mare, e raccontano come, per ognuno di loro in modo diverso, la barca sia la loro vita.
“Se non vedo il mare, muoio. Se dovessi stare ad Atene non sopravviverei nemmeno 24 ore, impazzirei”.
“La mia barca naviga bene, e ti dimostrerà che anche le barche sono vive e amano la vita, come gli uomini”.
“Non si vive sulla terra, si vive sul mare”
Tutte le foto sono di Christian Stemper. Questo è il sito del progetto lupimaris.com, e oltre alle storie dei pescatori ci sono in vendita il libro e un sacco di belle foto.
* Piccola digressione sul “non poter navigare”. Ieri sera, a cena fuori perchè la cucina della barca è smontata, io e Omero ci guardavamo pensando che non vediamo l’ora di rimettere la Freya in acqua. Che sembra un discorso che non c’entra niente con i lupi di mare di Paros, e invece c’entra eccome.
Soprattutto in questi giorni di vento forte, allerte meteo e nubifragi avere la barca in terra è un sollievo enorme per le preoccupazioni di un armatore: le barche che sono in acqua qui vicino a noi rollano come delle matte, le cime tirano, si guarda il mare con sospetto sperando che non entri con troppa violenza. Noi, in terra, stiamo tranquilli e continuiamo a lavorare solo con qualche disagio in più (tipo l’acqua che scroscia all’improvviso dai teloni che coprono la Freya e ci fa una bella doccia fresca). Ma quando la barca è in acqua la preoccupazione è largamente compensata dalla sensazione più bella che ci sia: quella di sapere che, in qualsiasi momento, si può andare. Partire, con la propria casa, avere davanti qualche giorno in cui la cambusa è piena, ci siamo solo noi, il mare e la Freya che va. Un libro (da leggere o da scrivere…), il tepore sotto coperta e miglia davanti alla prua.
E quindi anche se in terra stiamo caldi e sicuri, cominciamo a soffrire. Sono sei mesi che non navighiamo e sono troppi. Cadiamo come degli sciocchi nelle trappole fisiche e mentali della vita di terra: conti, burocrazia, scadenze, bronci, litigi e traffico, sempre troppo traffico… Per fortuna il conto alla rovescia è iniziato. Tra due mesi si riprende il mare.
Cari Sara e Omero vi auguro che i prossimi due mesi di conti, burocrazia, litigi e traffico passino velocemente!!
Il mio conto alla rovescia è iniziato il 31 agosto 2015 quanto ho lasciato il mare a Palau nell’attesa di rivederlo il prossimo mese di luglio … un po’ lungo come conto! Ma, come si suol dire, il giro di boa è fatto :-)
A presto e tanti cari saluti dall’equipaggio “senior” di HAWAA.
Anna & C.
Ciao Anna! Hai ragione, il più è fatto. Ci vediamo a Palau, dai che manca poco!!! :) Un saluto a tutti voi