Il mare per mestiere
visto che ultimamente diverse persone me lo hanno chiesto, provo a
rispondere alla domanda “Ma come cavolo fa Omero? Non e’ stanco?”.
La
domanda e’ venuta per lo piu’ da chi fa lo stesso lavoro, e in
particolare da chi quest’anno si e’ cimentato con la prima traversata
(di andata e ritorno) della propria carriera di comandante. Skipper
molto piu’ giovani, che arrivati a casa dopo un mese e mezzo di
navigazione hanno chiamato Omero e gli hanno letteralmente chiesto come
faccia a fare “su e giu'” da 30 anni, visto che loro erano
affaticatissimi e non avevano nemmeno dovuto imbarcare in Mediterraneo,
prendendosi quindi le finestre migliori di meteo senza aspettare aerei,
autobus e quant’altro. Io me lo chiedo tutti i giorni…
Chi viene
sulla Freya in vacanza, o per le traversate, non riesce a
cogliere in pieno cosa voglia dire navigare per lavoro, farlo per
mestiere. Giustamente, la maggior parte delle persone coglie l’aspetto
meraviglioso di questa vita: il contatto con la natura, il ritmo della
vela, le giornate di sole in mezzo al mare, la tranquillita’ delle cene
in pozzetto in una rada poco affollata. Ma quello che c’e’ dietro e’
faticoso: la barca sempre perfetta (al motto di “due di tutto”), riparare qualsiasi cosa, navigare in qualsiasi condizione, formare di continuo equipaggi poco esperti, stare mesi e mesi lontano. Certo, non siamo a faticare in fonderia, e
non voglio far credere che Omero si lamenti perche’ lui ama questa vita e affronta (quasi) tutto
con il sorriso.
Eccolo, il segreto di come faccia: questo era il suo sogno, lo ha trasformato in un progetto, lo ha
realizzato, e lo fa con il cuore.
Non gli viene mai voglia di dare due ancore in qualche baia deserta e starsene da solo con la Freya a non fare niente? Certo che gli viene, e magari tra qualche tempo lo fara’ pure, ma Omero, davvero, ha il mare per mestiere.