Bonne chance – l’incontro con Eric Tabarly

Ieri un amico ha pubblicato questa frase di Eric Tabarly sul mio diario di Facebook:
 ” La chance peut prendere la forme d’un homme qui peut changer un destin” 
e mi ha fatto venire in mente una storia successa tanti anni fa.
Come dice la frase, bisogna sempre essere pronti agli incontri che possono dare una svolta alle nostre vite, e nessuno può negare che gli incontri in mare e in banchina siano tra i più belli di tutti.
Una volta ho incontrato proprio lui, l’orgoglio di Francia. Era il 1993, più o meno di questo periodo, stavo preparandomi per la per la traversata atlantica di ritorno, e quell’anno partivo da Fort-de-France invece che da Marin. Al Ponton de Bakoua, che era proprio di proprietà di Eric Tabarly, sposato con una donna della Martinica, c’era come al solito una risacca bestiale. Le barche si muovevano anche di tre metri, saltare a bordo dalla banchina era un’impresa.
La barca accanto alla mia si riconosceva facilmente: un ketch nero di 22 metri, il Pen Duick VI, e il comandante era altrettanto riconoscibile –  bassino ma tutto muscoli, capelli cortissimi, di poche parole. Con un’onda più alta delle altre la poppa del Pen Duick VI, con la sua caratteristica plancetta dove finiva il paterazzo dell’albero di mezzana, si andò letteralmente a sedere in banchina. E ad ogni onda seguente rischiava di rompere la pala del timone sbattendo contro il cemento.
Naturalmente mi precipitai, insieme ad altri, per aiutare a spingere la barca in acqua: non so quanto pesasse, ma non fu facile. Quando ci riuscimmo Eric Tabarly mi ringraziò, guardò l’Hélène (la mia barca di allora), le fece i complimenti e parlammo un po’ della traversata nel mio fluente francese. Ero molto emozionato, Tabarly era una leggenda vivente, ma con semplicità, salutandomi, mi disse solo “Bonne chance”.
Omero