Casa, Freya

Ancora due giorni e mi tocca ripartire per l’Italia, lascio qui Omero e la Freya a fare le ultime crociere, li rivedrò alle Azzorre per accompagnarli in Mediterraneo. La Martinica mi saluta con l’aliseo che rinforza, nuvolette a batuffolo nel cielo azzurro, le cime che cigolano quando arriva la raffica, l’amantiglio che suona come una corda di violino e le palme che si piegano al vento sulla spiaggia. Non so se tornerò da queste parti, i programmi di Omero sono di organizzare altri itinerari, e faccio il pieno di colori per affrontare le ultime settimane di inverno al mio ritorno. Non riesco a dire che sto tornando a casa… La mia casa, quella di Omero, è la Freya. La più bella, la più delicata e forte che ci sia, quella che richiede più cure e più attenzione di tutte. Lei viene prima di tutto, perché ci porta in giro, dove vogliamo, e se sta bene lei stiamo bene anche noi. A chi si sorprende dell’attaccamento che un comandante (o un marinaio) hanno per la propria barca posso soltanto dire che è il riflesso dell’attaccamento alla propria libertà, all’aperta indipendenza del proprio mare.. 

E visto che in tanti ce lo chiedono, vi spiego anche da dove viene il nome Freya. È una divinità scandinava, che più o meno corrisponde alla nostra Venere (e infatti venerdì si dice freitag in tedesco), e il suo nome significa “Signora”. È la dea dell’amore e della famiglia, ma anche della guerra. Freya era descritta come una donna bellissima e selvaggia, con l’autorità di un comandante e sempre pronta a farsi avanti. Nel destino della Freya c’è lo spirito dell’accoglienza e dello stare insieme, e quello del combattere quando è necessario. Lascio Omero in buone mani…