Le mani
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[…] “Mi guardai le mani. Cos’avevano di strano? Il capitano Barlow noto’ il mo sguardo e scoppio’ in una sonora risata.
“Le tue mani sono bianche come un agnellino e morbide come il sedere di un neonato”, disse. “Non una cicatrice, non un graffio, non un callo. Dev’essere per tutti quei libri che hai portato. Nessun marinaio ha delle mani cosi’, neanche un mozzo. Guarda le mie!”
Le poso’ sul tavolo perche’ le vedessi bene. E io spalancai gli occhi. Erano un unico labirinto di cicatrici, grandi e piccole, che si incrociavano a formare curiosi disegni, tra crepe e fessure, protuberanze e gibbosita’. Il colore, un bruno ramato, come uno scafo appena rivestito, sembrava essere stato impresso con un ferro rovente.
“Questo”, disse il capitano Barlow, “e’ il marchio dei marinai, e non si puo’ nascondere ne’ cancellare. In India la gente ha dei segni sulla fronte per indicare a quale casta appartiene, da dove viene, e cosa ha il diritto di fare. Noi non ne abbiamo bisogno. Abbiamo le nostre mani. Gli uomini dell’arruolamento forzato lo sanno. Sono sempre in grado di riconoscere un marinaio”.
Anche mia mamma mi guarda sempre le mani quando torno a trovarla, e scuote un po’ la testa, ma ormai ha capito che quanti piu’ segni ci sono sulle mani tanti piu’ sogni ho realizzato.
Lo scorso inverno ho aiutato Omero in cantiere, praticamente ha/abbiamo smontato e rimontato la Freya. Io avevo il terrore vero e proprio di essere inutile in quel contesto. Davvero avevo portato quasi solo libri nella vita…
Ma ho imparato un bel po’, e ho aiutato, riscoprendo la soddisfazione di guardare una cosa e dire “l’ho fatta io”, provando quella stanchezza sana che di notte ti fa dormire come un bambino, e soprattutto la sensazione indescrivibile di conoscere una barca dentro e fuori fino ad arrivare a “capirla”: ogni cigolio, ogni rumore, ogni vibrazione ti parla e ti dice se hai lavorato bene o male. Ho scoperto di saper fare cose che non avrei mai immaginato, e adesso so di avere anch’io un po’ di quella “intelligenza degli elettricisti” che avevo sempre invidiato.
In cambio solo qualche screpolatura e qualche graffio sulle mani, per ogni segno un ricordo, per ogni cicatrice una una storia. Un prezzo equo…