Io lo chiamo Mare Oceano
Stamattina niente aggiornamento su posizione, vento e rotta. D’altra parte navigare non è solo quello, e anzi in una grande traversata con un comandante esperto e con gli strumenti moderni non è neppure la cosa più difficile.
Quello che è difficile, e che è rimasto quasi immutato nella sua essenza dal passato, è stare in equipaggio. La grande difficoltà di una traversata oceanica è imparare a stare con gli altri, il rispetto, l’umiltà. Imparare a stare al secondo posto, al primo c’è il comandante e non si discute, e fare il proprio dovere in ogni piccola cosa. Imparare che la vita in mare è diversa e richiede sacrifici, ma ci da’ un’opportunità forse ineguagliabile per vedere cose di noi che altrimenti non vedremmo mai. Questa opportunità, in sostanza, ci è data da chi si prende la responsabilità della barca e di tutto l’equipaggio, ma chi si imbarca deve fare la sua parte.
Stamattina Omero pensava agli equipaggi.”Dopo la ‘scoperta’ dell’America iniziarono le grandi esplorazioni oceaniche, bande di marinai un po’ per spirito avventuriero un po’ per bisogno dettero vita a quegli equipaggi che le nazioni utilizzarono per scoperte e conquiste. Ma oggi cosa spinge i nostri marinai ad avventurarsi negli oceani, spesso come semplici equipaggi collaboratori, spesso comandati da comandanti inesperti? Spirito di avventura, forse vacanza, la ricerca dei grandi spazi oceanici? Fotografare in diretta quello che spesso si è letto o visto nei video, tempo a disposizione e non sapere come impiegarlo, raccontare agli amici l’esperienza vissuta? Cercare di carpire segreti ed esperienze dello skipper?
Alcune agenzie organizzano escursioni sull’Himalaya, e i partecipanti cosa si aspettano? Che lo sherpa li carichi sulle spalle fino in cima e loro non debbano fare nulla? Non credo… dovete cavarvela da soli con le vostre gambe, ed essere ben allenati e consapevoli. Così nell’oceano. Io mi chiedo: è sufficiente avere una barca, e’ sufficiente traversare dalla Liguria alla Corsica per essere in grado di traversare l’oceano? Forse è bene fare una riflessione sul tema, forse è bene non peccare troppo di presunzione e prepararsi adeguatamente, perché la traversata non è una vacanza. O forse devo dare ragione a qualche mio collega che mi ha consigliato barche di ferro con attrezzature di ferro, senza oblò, con una sola apertura per evitare che qualcuno le apra inavvertitamente, ma soprattutto un catering di tutto rispetto per accontentare chi ha molti pregiudizi sul cibo”.
Omero vorrebbe che i suoi equipaggi fossero lì per vincere il premio più alto. Non la foto, non il segno “fatto” su un elenco di cose strane, ma la più grande sensazione di libertà e serenità che si possa descrivere. Una pagina bianca su cui scrivere quello che vediamo aldilà di qualsiasi condizionamento, niente telefono ne’ tv, nessuno che legge. Fare quel passo, andare aldilà, è la vera conquista della traversata. Più grande del profilo della Martinica che comparirà davanti ai loro occhi. Qualcuno ce la fa a poche miglia dall’arrivo, qualcuno decide che non vuole farcela, a volte qualcuno decide che d’ora in poi passerà la sua vita in mare cercando imperterrito quella sensazione.
Ma ci vuole tempo.. È per questo che gli oceani li hanno fatti così grandi.
Fantastico, non ci sono parole per commentare, altro che traversata….scuola di vita!!!!
Saluti a tutti in particolare a Edo.
A casa tua tutti bene…solo Elli è un pò triste. Un abbraccio Alves e Pier