mercoledì 11 maggio 2011 18.14
Qualche giorno fa mi han detto che quest’anno sono sfortunato perché ho sempre il vento contro. Ho risposto che mi chiamano Omero il fortunato, in particolare me lo dice Antonio, perché in tutti questi anni sono sempre riuscito a rispettare il programma che ho fatto.
Ora devo solo mettermi tranquillo e pensare che essere in mezzo ad una burrasca sarebbe peggio. Ho desiderio di ripartire ma sono convinto che sia molto meglio rimanere qui legato alla banchina. Spesso i miei pensieri lavorano nel rimuginare le possibili decisioni che avrei potuto prendere e rivedo continuamente le scelte fatte: era meglio che fossi partito prima, che mi fossi fermato qui a fare carena così da non essere impegnato in Italia…ormai sono qui e rimango finché questa buriana non finisce…ed ho l’impressione che mi accompagnerà fino a casa.
Da un giorno l’equipaggio della traversata è partito per il rientro. Penso a come sarà per loro il ritorno alle solite attività dopo un mese di quest’esperienza in oceano. Mi auguro che abbiano incrementato le conoscenze tecniche e la loro dimestichezza con la barca ed il mare, che abbiano un buon ricordo anche del loro comandante…che la vita a bordo sia stata un’esperienza positiva ed intensa come lo è ogni volta anche per me.
E’ sera quando arriva il nuovo equipaggio.
Da programma erano in quattro, poi, si sa, i programmi cambiano ed ora ho imbarcato solo due simpatiche ragazze che mi accompagneranno fino in Italia, così saremo solo in tre fino a Palma, poi ne arriveranno altri.
I due che mancano hanno rinunciato perché sembra che siano ammalati. In questa tratta il mio sesto senso mi dice che avremo qualche difficoltà, avrei preferito avere a bordo anche qualche uomo esperto.
Da due giorni consulto carte meteo per avere la certezza che quel che mi aspetta sia proprio levante, vorrei tanto che le previsioni non fossero giuste ma…non è così!
E’ possibile proseguire solo lungo la costa, un po’ ridossati. Il vento forte sarà soprattutto nella costa sud del Mare d’Alboran e, come sempre, sul Cabo de Gata, detto il “Capo Horn del Mediterraneo”.
Usciti dal marina siamo stati subito investiti da un’onda lunga e noiosa con pochissimo vento, prua al vento ed issato la randa ridotta per stabilizzare la barca. Il vento era molto debole, proveniva da direzioni diverse: ora da nord, ora da sud. Ci siamo messi in viaggio a motore.
Se non fosse stato possibile proseguire mi ero proposto di ormeggiare ad Almerimar, dopo circa 80 miglia.
Abbiamo navigato sottocosta, a circa 5 miglia per non imbattersi in ostacoli.
L’onda creata dalla corrente contraria e dai bassi fondali, si faceva sempre più alta e ripida mentre ci dirigevamo verso est. Il vento era debole ed il motore doveva soprattutto vincere la forza del mare.
Le ragazze hanno messo il cerotto dietro l’orecchio prima della partenza. Arrivare dall’ufficio e buttarsi in questo mare è una sofferenza certa. Appena salpati è iniziata la sonnolenza provocata dal cerotto, hanno resistito dormendo in pozzetto, poi le ho mandate sottocoperta per sfuggire anche al freddo che aumenta il malessere.
A sera inoltrata, eroicamente, hanno fatto capolino per darmi il cambio ed ho riposato sul divano, sempre con un occhio solo, l’altro andava agli strumenti per continuare a tenere il più possibile la situazione sotto controllo. Dopo 14 ore di beccheggi e rollate siamo riusciti finalmente a raggiungere la meta. L’intenzione era di partire di mattino subito ma il buon senso e il levante che stava rinforzando mi hanno fatto desistere.
Ora siamo legati alla banchina d’Almerimar, aspettando che cessi il vento dell’EST!