La 26 esima traversata oceanica di Omero e un po’ del suo pensiero

Latitudine 43°N longitudine 09°E

Si sta compiendo la 26esima traversata, l’arrivo è previsto tra poche ore a La Spezia. Proveniamo da Capraia, dove abbiamo passato la notte, ancora prima da Calvi, ancora prima da Minorca, ancora prima, ancora prima, ancora prima…
Un lungo viaggio, in compagnia di tanti amici, che mi hanno raggiunto di tappa in tappa. Questo credo che sia la mia vita: un grande viaggio, non solo in paesi lontani, ma anche nel cuore della gente, ed è qui che io spero di rimanere, nel cuore di questi amici.
Quanto sono cambiato io come uomo in questi viaggi?

Credo tanto, è difficile per me valutarlo..Il mio modo di vedere il mondo è arricchito dal contatto con persone diverse, sempre nuove, il confronto con loro mi ha permesso di modificare idee ed abitudini, a differenza di un lavoro in cui ero chiuso e solo con i miei pensieri. Spero anche di aver dato modo di cambiare a tutti gli amici e le amiche che in questi anni sono stati con me in vacanza, oppure nelle varie traversate atlantiche e mediterranee.

Certo, il mare indurisce, ti tempra, ti fa resistere maggiormente ai disagi della vita, sensibile alle relazioni umane e nel contempo insensibile a quelle personali. Forse in questi anni sono più vicino agli uccelli marini, voraci e feroci quando sono a caccia e socievoli e teneri quando sono nel nido.

Quanti problemi abbiamo affrontato e superato in questi mesi, in questi anni, forse qualcuno non serberà un buon ricordo di me, so di essere a volte irascibile, irruento ed impulsivo, ma non lo faccio mai con cattiveria. Grazie a tutti quelli che sono stati con me e grazie a quelli che verranno, grazie di sopportarmi!

L’andare in barca non significa solo vela e mare ma significa anche collaborare, cooperare, sopportare, coalizzare. Il primo dovere di un comandante è di infondere sicurezza, possiamo immaginare la difficoltà di un dilettante quando il tempo si mette al peggio. La barca non ha luoghi appartati, è difficile isolarsi, quando si fa un’esperienza nautica bisogna essere consapevoli delle ristrettezze, degli spazi, tutto è in comune, o quasi tutto. Il contatto è costante, si vive gomito a gomito, ed anche se sulla mia barca non esiste democrazia, la collaborazione è d’obbligo, uno solo comanda e gli altri ubbidiscono.

Avete capito che io sono il comandante .

Alcune manovre devono essere prima spiegate e poi dirette dal comandante, in tutto silenzio. Si deve sentire solo la voce del capitano. Ogni singola lagnanza deve essere confidata al comandante, solo così si evitano liti e faide all’interno dell’equipaggio. Il briefing è d’obbligo prima di salpare, devono essere chiari obblighi e doveri di ognuno. Secondo la legge del mare alla barca sono riservati tutte le attenzioni. La pulizia e l’ordine sono fondamentali, prima di curare la propria persona è bene prendersi cura della barca.

Ed ora qualche regola di “galateo marinaro”.

Non dimenticate che prima di salire in barca è d’uso chiedere permesso allo skipper, come facciamo ogni volta che entriamo in casa di un amico. Vi sembra strano? Sono forme di rispetto che non vanno dimenticate.
Ricordiamoci di togliere le scarpe! Perché portare germi e polvere su di una superficie dove ci siederemo e ci sdraieremo? Non ci sediamo volentieri su di un marciapiede e tantomeno ci stendiamo al sole in un posto calpestato senza cura.

E ricordiamoci che la vacanza in barca è sinonimo di libertà, tutto deve essere informale, non ci serve tutto ciò a cui siamo abituati nella vita di ogni giorno, non ci dobbiamo cambiare così spesso come in albergo.. i vestiti non si sporcano, il vento non ci fa sudare.

Allora non portiamoci tutti quegli indumenti in quelle sacche sempre più grandi e sempre più rigide, che faticano ad entrare sottocoperta…pensiamo al ritorno: meno roba da lavare! Le porte della cabina sono piccole, i telai rigidi con le comode ruote faticano ad entrare, ammaccano il legno,insomma, rispettiamo queste povere barchette, fanno tanto per noi!

Quando si sceglie di noleggiare una barca e si dà l’incarico ad un amico di fare il comandante, bisogna dargli anche fiducia e non cercare di metterlo in difficoltà per fargli fare brutta figura. Comandare un’imbarcazione da diporto non consiste solo nel calcolare la rotta ma prevede un aspetto organizzativo che è fondamentale per la buona riuscita del viaggio.

Bene, se avete letto fin qui… siete pronti per salpare, Buon vento!

1 commento
  1. Anonimo
    Anonimo dice:

    e bravo Omero!condivido in pieno le tue riflessioni,spesso,in barca,un pò troppi vogliono fare i “comandanti”…è meglio sapere sempre prima che di comandante ce n’è uno solo.
    Un caro saluto
    Riccarda

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