vacanze in barca a vela Baleari

Crociera alle Isole Baleari: dal diario della Freya e di Omero

TAPPA A CABRERA

E’ notte fonda quando riusciamo a prendere il gavitello messo dall’ente parco per evitare di dare fondo all’ancora in queste splendida baia di Cabrera. Qui sono tranquillo protetto come un neonato nel ventre di una madre. Questo silenzio e’ quasi innaturale, qui si sente solo il rumore del vento, e mi ritorna il solito pensiero: sono convinto che un figlio concepito in questa baia avrebbe un grande rispetto per la natura.

Quest’isola che io amo tanto ha vissuto un grosso dramma: un intero reggimento di soldati napoleonici e’ stato deportato qui come prigioniero degli inglesi, e quasi tutti hanno trovato qui la morte, per fame e sete. Di 35.000 se ne sono salvati solo 300, e si trovano ancora i loro scritti sulla pietra delle costruzioni..
Al mattino si mette in acqua il gommone e si sbarca nel piccolo approdo, unico insediamento dell’isola, abitato in passato da un paio di famiglie di pescatori e da un allevatore di maiali, ora sede della autorità del parco.

L’approdo in questa isola è controllato dalla capitaneria di porto di Palma di Maiorca ed i gavitelli sono solo 50. Oltre questo numero non concedono i permessi e non è possibile sostare più di due giorni, tranne in inverno, quando il turismo diminuisce e la sosta consentita può arrivare ad una settimana. In estate invece, al massimo si può rimanere una notte, in modo che il maggior numero di persone abbia il diritto e la possibilità di visitare questa isola. Fino a qualche tempo fa era un campo di tiro della marina spagnola, cosi’ è rimasta integra e da due anni e’ diventata una riserva naturale. Nei primi anni era vietato inoltrarsi nei sentieri, per la presenza di ordigni inesplosi, ora si cerca solo di controllare il numero dei visitatori.

L’unico ristoro è dato dal vecchio spaccio militare, e sugli scaffali si trovano prevalentemente sardine e cervezas.

Noi proveniamo da Ibiza, dove al club nautico abbiamo ottenuto in un giorno il permesso, trasmesso via fax dalla capitaneria di Palma. Siamo a metà maggio, a parte la presenza di turisti tedeschi, la stagione deve ancora iniziare.

Gonfiato il gommone e messo in acqua con il fuoribordo ci apprestiamo a sbarcare e a fare i turisti. Passiamo dall’ufficio dove ci confermano il permesso, ritiriamo l’autorizzazione ed iniziamo ad incamminarci lungo il sentiero che porta al faro. Camminiamo per un’ora e mezzo ma ne vale la pena: il paesaggio è stupendo, ed il naso si riempie del tipico profumo mediterraneo, fatto di rosmarino, ginepro, salvia, i colori delle varie bacche attraggono i nostri sguardi curiosi. Finalmente arriviamo al faro, costruito nel secolo scorso, un baluardo importante per i naviganti di quella zona. A strapiombo sul mare c’è una piccola balaustra che funge da cisterna, qui ci riposiamo ammirando il panorama, per poi affrontare la scarpinata di ritorno.

Ritornati al punto di partenza troviamo il piccolo bar aperto e ci ristoriamo con ricchi boccadillos con hamon e queso, e raccogliamo le forze per un’altra piccola camminata fino al castello che domina la baia, un tempo luogo di osservazione ed avvistamento di navi pirate provenienti dal nord africa. Purtroppo scade il permesso e dobbiamo andarcene prima del tramonto. Ogni anno prevedo una tappa in questa isoala che mi attrae in modo particolare, ogni volta che navigo in queste acque mi concedo una camminata nel verde del parco.

La dimensione di questa terra e’ simile a quella che amo vivere sulla Freya, ugualmente immerso nel mare e nel silenzio.
Rotta su Palma di Majorca, che si trova ad una trentina di miglia, dove con la radio ho riservato un posto in banchina, al Real Club Nautico, per effettuare il cambio dell’equipaggio comodamente.
Buon vento!

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